L'Avv. Andrea Centi è esperto in materia di sanzioni amministrative e multe stradali, avendo seguito in collaborazione con lo Studio legale Gabrielli numerose "class action" a tutela dei cittadini. Da ultimo si richiama il caso Autovelox Tre Denari (Fiumicino), noto alla cronache per le multe seriali comminate ai cittadini, culminato con un ricorso collettivo per più di 200 famiglie per l'annullamento di tutte le sanzioni ingiustamente elevate a causa dei diversi profili di illegittimità che abbiamo rilevato sull'autovelox. Disponibile su YouTube il servizio di Canale10.
Informazioni generali
L'Avv. Andrea Centi esercita prevalentemente presso lo Studio Legale Gabrielli di Roma e Fiumicino, si occupa di diritto civile a tutto tondo, con particolare attenzione al diritto di famiglia, occupandosi di diritto penale per i reati in ambito familiare e reati contro la persona ed il patrimonio. L'Avv. Andrea Centi sostiene con convinzione i mezzi alternativi di risoluzione delle controversie, come la negoziazione assistita, spesso utilizzata nei casi di risarcimento danni, separazione consensuale, divorzio ed affidamento dei figli e la mediazione. Fornisce assistenza nella redazione di contratti e transazioni.
Esperienza
Lo Studio Legale Avv. Centi vanta una consolidata esperienza nella gestione di sinistri stradali e del risarcimento danni a cose o persone per lesioni da incidente stradale. Siamo in grado di offrire un'assistenza completa e professionale, seguendo ogni fase della pratica senza necessità di anticipazione dei costi per le spese legali dell'assistito, garantendo un servizio trasparente ed efficiente.
Il nostro studio opera con prevalenza nel diritto di famiglia, assistendo numerose coppie e famiglie nei casi di separazione, divorzio ed affidamento minori. La conoscenza di una materia così delicata ci consente di accompagnare il nostro assistito verso il percorso per esso più sostenibile, avendo particolare riguardo alla serenità del nucleo familiare, spesso agevolando la chiusura consensuale con accordo fra le parti.
Altre categorie
Diritto civile, Diritto del lavoro, Divorzio, Licenziamento, Negoziazione assistita, Affidamento, Contratti, Diritto penale, Locazioni, Tutela del consumatore, Risarcimento danni, Malasanità e responsabilità medica, Mediazione, Diritto del turismo.
Credenziali
Class action contro gli autovelox di viale Tre Denari - Canale 10
Canale 10 - 9/2023L’Avv. Andrea Centi, esperto in materia di sanzioni amministrative, si è focalizzato sui profili di illegittimità di un autovelox "killer" che ha inflitto multe seriali per più di due mesi, senza alcuna preventiva e corretta informazione agli utenti stradali. Numerose sentenze dei Giudici di merito chiariscono che non sussiste alcuna funzione educativa della sanzione se il soggetto non è stato informato adeguatamente della condotta vietata, con evidente illegittimità di tutte le multe contestate successivamente alla prima, anche a seguito della attivazione “a sorpresa” degli autovelox, che non si possono trasformare in una forma di tributo occulto ed indiretto a carico dei cittadini.
Legittimità sanzioni per eccesso di velocità
La Repubblica 23.04.2024 - 4/2024L'articolo contiene alcune dichiarazioni dell'Avv. Andrea Centi in tema di sanzioni amministrative a seguito della recente sentenza n. 10505/2024 della Corte di Cassazione in merito alla differenza tra omologazione ed approvazione degli autovelox e conseguente legittimità della sanzione per eccesso di velocità.
Novità sulle multe per eccesso di velocità: la prova di avvenuta taratura dell’autovelox deve essere fornita con certificato di omologazione
Pubblicato su IUSTLABCos’è l’omologazione dell’autovelox e perché è importante? L’omologazione dell’autovelox è un requisito formale fondamentale per garantire la precisione delle misurazioni di velocità. La legge italiana stabilisce che questi dispositivi devono essere sottoposti a taratura periodica per evitare errori che potrebbero portare a sanzioni ingiuste per gli automobilisti. Cosa dice la Cassazione sull’omologazione? Con l’ordinanza n. 3335/2024 del 6 febbraio 2024, la Corte di Cassazione ha stabilito che la semplice attestazione di avvenuta taratura nel verbale non ha valore di prova privilegiata. Questo significa che l’Amministrazione deve fornire la certificazione ufficiale di omologazione e conformità per dimostrare la validità della multa. Quali sono i requisiti di legge per la taratura degli autovelox? La Corte Costituzionale con la sentenza n. 113/2015 ha chiarito che: Gli autovelox devono essere sottoposti a taratura periodica obbligatoria. La certificazione di taratura deve essere indicata nel verbale di contestazione. L’assenza di questi dati rende la multa annullabile. Multe e autovelox: cosa cambia con la nuova sentenza? Hai ricevuto una multa e hai dubbi sulla taratura dell’autovelox? Scopri come puoi essere tutelato La Cassazione ha chiarito che la prova della regolarità dell’autovelox spetta all’Amministrazione, e non più all’automobilista. Questo significa che: Se il verbale non contiene la certificazione di omologazione, la multa può essere contestata. Il Giudice di Pace o il Prefetto possono annullare la sanzione se l’Amministrazione non fornisce la documentazione richiesta. L’automobilista non deve più dimostrare la mancanza di taratura: è compito delle autorità provarne la regolarità. Come contestare una multa per autovelox non omologato? Se ricevi una multa e hai dubbi sulla validità della taratura dell’autovelox: Verifica il verbale e controlla se è indicata la certificazione di omologazione Rivolgiti a un avvocato specializzato in sanzioni amministrative Presenta ricorso entro i termini: 30 giorni al Giudice di Pace 60 giorni al Prefetto Conclusioni La recente sentenza della Cassazione rappresenta una svolta nella tutela degli automobilisti. L’omologazione e taratura degli autovelox sono requisiti essenziali per la validità delle multe. Se hai ricevuto una sanzione per eccesso di velocità, verifica la presenza della certificazione e, in caso di dubbi, valuta un ricorso per far valere i tuoi diritti.
Gli Autovelox sono nascosti "Le multe vanno annullate"
Il MessaggeroGli Autovelox sono nascosti "Le multe vanno annullate". Messaggero del 27.09.2023
Risarcimento diretto nei sinistri stradali: perché è una scelta e non un obbligo per il danneggiato
Blog personaleL'articolo esplora il funzionamento dell'indennizzo diretto nei sinistri stradali, evidenziando che si tratta di una possibilità aggiuntiva per il danneggiato, non un obbligo. Si sottolinea la facoltà del danneggiato di scegliere tra richiedere il risarcimento alla propria compagnia assicurativa o a quella del responsabile del sinistro, come stabilito dalla Corte Costituzionale. Vengono analizzati i potenziali ritardi e difficoltà che possono sorgere nel caso in cui si scelga di non utilizzare l'indennizzo diretto, evidenziando l'importanza di rivolgersi a un avvocato per una gestione efficace della pratica. Infine, viene fornito un riepilogo delle fasi e dei tempi di gestione di un sinistro stradale.
La Lettera di Richiamo del Datore di Lavoro: Come Difendersi?
Pubblicato su IUSTLABCos’è una lettera di richiamo sul lavoro La lettera di richiamo è un avviso formale che il datore di lavoro invia al dipendente per contestare un comportamento scorretto o contrario al regolamento aziendale . È il primo step della procedura disciplinare , e può precedere sanzioni più gravi come sospensioni o licenziamento per giusta causa. Il lavoratore ha però il diritto di difendersi e spiegare la propria versione dei fatti. Forme di invio La comunicazione può essere fatta tramite: Raccomandata con ricevuta di ritorno PEC (posta elettronica certificata) Consegna a mano con firma per ricevuta Quando si riceve una lettera di richiamo I motivi possono variare da caso a caso, ma i più comuni sono: Ritardi frequenti o assenze ingiustificate Negligenza sul lavoro, errori ripetuti o mancato rispetto delle direttive Utilizzo scorretto di strumenti aziendali per fini personali Comportamenti inappropriati, come aggressività o stato di alterazione In generale, tutto ciò che va contro il contratto collettivo nazionale (CCNL) o il regolamento interno dell’azienda può essere oggetto di richiamo. Come rispondere a una lettera di richiamo La prima regola è non farsi prendere dal panico. Il dipendente ha il diritto di difendersi. Ecco cosa può fare: Inviare una risposta scritta con spiegazioni e chiarimenti Richiedere un colloquio formale con il datore di lavoro Farsi assistere da un avvocato esperto in diritto del lavoro Attenzione: la risposta deve essere inviata entro 5 giorni lavorativi dalla ricezione del richiamo , come previsto dall’ art. 7 dello Statuto dei Lavoratori . Cosa succede dopo la risposta del lavoratore Il datore di lavoro valuterà le giustificazioni fornite. A seconda del caso, potrà: Archiviare il richiamo , se le spiegazioni sono accettabili Applicare una sanzione disciplinare proporzionata all’infrazione Le sanzioni disciplinari più comuni In base alla gravità della condotta, le sanzioni possono essere: Richiamo verbale o scritto Multa , nei limiti previsti dal contratto Sospensione dal lavoro senza retribuzione Licenziamento disciplinare , nei casi più gravi (furto, violenza, insubordinazione) Come contestare una sanzione disciplinare Se ritieni la sanzione ingiusta o sproporzionata, puoi contestarla. Ecco le vie possibili: Verifica della procedura: accertati che siano stati rispettati tutti i passaggi previsti dalla legge. Impugnazione all’Ispettorato del Lavoro: entro 20 giorni dalla notifica della sanzione. Ricorso al Tribunale del Lavoro: Entro 60 giorni per impugnare un licenziamento Entro 180 giorni per presentare il ricorso vero e proprio Il Giudice potrà annullare, modificare o confermare la sanzione. Quando rivolgersi a un avvocato del lavoro In caso di contestazione disciplinare o provvedimento di licenziamento, è consigliabile rivolgersi subito a un professionista. Un avvocato specializzato in diritto del lavoro può: Analizzare la lettera e la procedura seguita Redigere una risposta efficace Rappresentarti in sede di trattativa o giudizio Lettera di richiamo: incide sulla busta paga o sulla carriera? La lettera di richiamo non comporta automaticamente penalizzazioni economiche , ma può influire sull’avanzamento di carriera, sul clima aziendale e, in alcuni casi, sul diritto a premi o bonus. Inoltre, più richiami scritti possono legittimare provvedimenti disciplinari più severi in futuro. Conclusione La lettera di richiamo non va sottovalutata: è un atto formale che può avere conseguenze importanti . Rispondere nei tempi e modi corretti è essenziale per tutelare i propri diritti . Rivolgersi a un avvocato può fare la differenza tra un semplice richiamo e un licenziamento ingiusto .
Affidamento dei figli dopo la separazione: la Cassazione tutela il ruolo dei padri
Blog personaleL’ordinanza n. 1486/2025 della Corte di Cassazione segna un importante precedente in materia di affidamento dei figli dopo la separazione. La decisione sottolinea che il collocamento prevalente del minore presso la madre non può essere disposto in modo automatico, ma deve sempre basarsi su un’analisi concreta del rapporto tra genitori e figli. Il caso esaminato dalla Cassazione L’ordinanza n. 1486/2025 ha riguardato un padre separato che si è visto ridurre drasticamente i tempi di frequentazione con la figlia, a seguito della decisione della Corte d’Appello di collocare la minore prevalentemente presso la madre. La Corte d’Appello aveva giustificato la propria scelta affermando che la tenera età della bambina (tre anni) richiedeva un maggiore accudimento materno. Il padre ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo che tale scelta avesse ridotto ingiustificatamente il suo ruolo di genitore, comprimendo il suo diritto di visita a pochi giorni al mese e limitando la possibilità di creare un rapporto significativo con la figlia. La Cassazione gli ha dato ragione, evidenziando che: Il principio della bigenitorialità non può essere sacrificato in base a valutazioni astratte legate all’età del minore. La riduzione eccessiva dei tempi di frequentazione con il padre rischia di compromettere il rapporto genitoriale. Ogni decisione deve essere fondata su un’analisi concreta della relazione tra padre e figlio e non su criteri predefiniti. Perché questa sentenza è importante per i padri separati? Questa pronuncia è particolarmente rilevante per tutti i padri separati che si vedono spesso relegati a un ruolo secondario nella vita dei propri figli. La Cassazione ha chiarito che il diritto del minore a mantenere un rapporto stabile con entrambi i genitori deve essere tutelato, evitando decisioni che limitano la presenza paterna senza una motivazione concreta.
Revoca dell’assegno di mantenimento al figlio: raggiunta l’età adulta è il richiedente che deve provare il diritto a percepire l’assegno
Blog personaleIl nostro assistito si è rivolto al nostro studio legale, esperto in diritto di famiglia, al fine di ottenere la revoca dell’assegno di mantenimento versato in favore del figlio 32enne, il quale da anni aveva completato il proprio percorso di studi, senza mai intraprendere una vera e propria carriera. Il Tribunale di Torre Annunziata ha revocato il mantenimento recependo il recente orientamento della Suprema Corte di Cassazione, secondo la quale, una volta raggiunta l’età adulta è onere del genitore richiedente l’assegno fornire la prova delle condizioni che fondano il diritto al mantenimento.
Riparazione della caldaia: spetta al locatore o al conduttore?
1/2025E' fondamentale distinguere tra manutenzione ordinaria e straordinaria. In base agli artt. 1576 e 1621 c.c., le spese di manutenzione ordinaria, come i controlli periodici o la pulizia, spettano al conduttore, mentre quelle straordinarie, come la sostituzione di componenti essenziali o dell’intera caldaia, rientrano tra gli oneri del locatore. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare eventuali clausole specifiche nel contratto di locazione, che potrebbero disciplinare diversamente la suddivisione delle spese.
Master di Secondo Livello in "Giuristi e Consulenti d'Impresa"
Università degli Studi ROMA TRE - 10/2021Il Master si propone di formare esperti nel settore societario, commerciale, bancario, fallimentare, offrendo una preparazione per lavorare in uffici legali di imprese e società, in banche e società finanziarie, in studi di consulenza legale-commerciale. Comprende l'approfondimento dei principi fondamentali in materia di diritto commerciale, fallimentare, bancario, industriale, economia aziendale, diritto tributario, diritto penale commerciale e diritto del lavoro con particolare attenzione al caso pratico e alle novità introdotte dalla giurisprudenza.
Avvocato - Studio Legale Gabrielli
Dal 6/2020 - lavoro attualmente quiAssistenza legale, giudiziale e stragiudiziale, nelle seguenti materie: - Diritto civile: diritto di famiglia; diritto del lavoro; successioni; diritto immobiliare; tutela della proprietà intellettuale; sinistri ed infortunistica stradale; responsabilità medica; contratti; risarcimento del danno. - Diritto Penale: reati contro la persona ed il patrimonio; reati in ambito familiare; reati connessi all'uso di sostanze stupefacenti e allo stato di ebbrezza; atti persecutori (c.d. stalking); reati commessi attraverso l'uso di mezzi informatici (es. diffamazione mediante social network); tutela delle vittime nei casi di responsabilità degli enti derivante da reato ai sensi del D. Lgs. 231/2001.
𝐑𝐞𝐯𝐨𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐥’𝐚𝐬𝐬𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐝𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐭𝐞𝐧𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐭𝐫𝐞𝐧𝐭𝐚𝐜𝐢𝐧𝐪𝐮𝐞𝐧𝐧𝐞, 𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐬𝐬𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐞𝐫𝐦𝐚 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢tà 𝐝𝐞𝐥 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐨.
Pubblicato su IUSTLABla suprema corte di cassazione sez. Civile, con l'ordinanza 8240/2024 del 02.04.2024 ha 𝐚𝐜𝐜𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐢𝐥 𝐫𝐢𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨 𝐝𝐢 𝐮𝐧 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐞 𝐬𝐞𝐩𝐚𝐫𝐚𝐭𝐨 per la revoca dell'assegno di mantenimento in favore della figlia ormai 35enne. non stupisce certamente l'ordinanza della corte, tenuto conto che la "ragazza" in questione, laureata in storia dell'arte, lavorava come insegnante dal 2018, e quindi, seppur con modesti guadagni, risulta essere entrata nel mondo del lavoro, in una posizione congeniale alle proprie aspirazioni. tale ordinanza consolida i precedenti orientamenti della corte (cfr. Sent. N. 26875/2023 ex multis) fissando il principio secondo cui: "𝐼𝑛 𝑡𝑒𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑎𝑛𝑡𝑒𝑛𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑚𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜𝑟𝑒𝑛𝑛𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑣𝑜 𝑑𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑒𝑐𝑜𝑛𝑜𝑚𝑖𝑐𝑎, 𝑙'𝑜𝑛𝑒𝑟𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑣𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑜𝑛𝑑𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑙 𝑑𝑖𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑚𝑎𝑛𝑡𝑒𝑛𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 è 𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑟𝑖𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑛𝑡𝑒 (...)". la corte di cassazione conferma dunque il 𝐩𝐫𝐢𝐧𝐜𝐢𝐩𝐢𝐨 𝐝𝐢 𝐚𝐮𝐭𝐨𝐫𝐞𝐬𝐩𝐨𝐧𝐬𝐚𝐛𝐢𝐥𝐢𝐭à 𝐝𝐞𝐥 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐨, il quale dovrà provare rigorosamente le ragioni che rendano giustificato il mancato conseguimento di una collocazione lavorativa.
Cosa sono i vizi occulti di un immobile?
Pubblicato su IUSTLABQuando si prende in affitto un immobile, è fondamentale che sia in condizioni idonee per l’uso abitativo o commerciale. Tuttavia, possono emergere problemi non immediatamente visibili al momento della firma del contratto: questi difetti sono definiti vizi occulti dell’immobile . Tra i più comuni troviamo: Infiltrazioni d’acqua (da tetti, pareti o impianti difettosi). Problemi alla caldaia o all’impianto di riscaldamento. Difetti strutturali , come crepe nei muri o instabilità. Impianti elettrici o idraulici non a norma , che possono causare pericoli. Muffa e umidità , spesso nascosti dietro mobili o rivestimenti. Il locatore, secondo l’art. 1575 c.c., ha l’obbligo di consegnare un immobile in buono stato e mantenerlo tale per tutta la durata del contratto. Chi deve pagare le riparazioni? Per comprendere le responsabilità in caso di danni occulti, bisogna distinguere tra: Spese ordinarie: A carico del conduttore (es. piccole riparazioni, sostituzione filtri caldaia, manutenzione impianti). Spese straordinarie: A carico del locatore (es. problemi strutturali, rifacimento caldaia, sistemazione di infiltrazioni gravi). Se hai dubbi su chi debba sostenere una determinata spesa, consultare un avvocato esperto in locazioni e vizi occulti negli immobili può evitarti controversie legali. È possibile sospendere il pagamento del canone? Molti inquilini si chiedono se sia possibile sospendere l’affitto in caso di vizi dell’immobile. La legge stabilisce che non è possibile interrompere il pagamento autonomamente . Secondo la Cassazione (ordinanza n. 12103/2020) , l’affitto può essere sospeso solo se il vizio rende totalmente inutilizzabile l’immobile . Per esempio: Un’infiltrazione minore non giustifica la sospensione. Un guasto che impedisce l’uso dell’immobile può invece portare alla riduzione o sospensione del canone, previa decisione del giudice. Se ritieni che i vizi occulti abbiano compromesso l’uso della casa o del locale commerciale, puoi: Chiedere una riduzione del canone , se il vizio riduce il valore d’uso dell’immobile. Domandare la risoluzione del contratto , se l’immobile è inutilizzabile. Richiedere un risarcimento danni , se hai subito perdite economiche a causa dei vizi occulti. In tutti questi casi, sarà necessario rivolgersi a un avvocato e, se necessario, al tribunale. Come segnalare un vizio occulto al proprietario Se hai scoperto problemi nella casa o nel locale che hai preso in affitto, ecco cosa fare: Invia una segnalazione scritta: meglio tramite PEC o raccomandata A/R, descrivendo il vizio riscontrato. Chiedi un intervento tempestivo: il locatore ha l’obbligo di intervenire per ripristinare le condizioni adeguate Documenta tutto: foto, video e testimonianze possono essere utili in caso di controversia Consulta un avvocato: se il locatore non risponde o rifiuta di intervenire, un avvocato esperto può: Redigere una lettera formale di contestazione. Avviare un’azione legale per il risarcimento o la risoluzione del contratto. Quando contattare un avvocato specializzato? La gestione dei vizi occulti in un immobile può diventare complessa, e un supporto legale è fondamentale in caso di: Danni gravi che impediscono l’uso dell’immobile. Rifiuto del locatore di effettuare riparazioni necessarie. Richiesta di risarcimento per danni subiti. Un avvocato specializzato in vizi occulti e locazioni ti aiuterà a far valere i tuoi diritti e a ottenere una soluzione legale adeguata. Conclusioni Se hai scoperto vizi occulti nel tuo immobile in affitto , è importante agire tempestivamente per proteggere i tuoi diritti. La legge prevede strumenti di tutela per gli inquilini, ma è fondamentale muoversi nel rispetto delle norme e con il giusto supporto legale. Affidarsi a un avvocato esperto in locazioni e vizi occulti immobiliari può fare la differenza tra un problema irrisolto e una soluzione efficace.
Indennità da Perdita d'Avviamento Commerciale in Caso di Mancato Rinnovo del Contratto di Locazione
Pubblicato su IUSTLABIl contratto di locazione commerciale, regolato dalla Legge 392/1978, si applica agli immobili urbani destinati ad attività industriali, artigianali, commerciali o ad altri usi non abitativi, come uffici e attività turistiche. La durata minima di un contratto di locazione commerciale è di sei anni, con rinnovo tacito per periodi successivi di sei anni, salvo disdetta da una delle parti. Il locatore può esercitare la disdetta solo in casi specifici, come il proprio interesse ad utilizzare direttamente l’immobile o per ristrutturazioni importanti, ma la legge tutela anche il conduttore , imponendo il pagamento di una giusta indennità in caso di cessazione del rapporto. Cos'è l'Indennità da Perdita d'Avviamento Commerciale? L'indennità da perdita di avviamento commerciale è una protezione economica per il conduttore, riconosciuta dall'art. 34 della Legge 392/1978, che stabilisce che il locatore debba corrispondere una somma pari a diciotto mensilità dell'ultimo canone pagato (ventuno per le attività alberghiere) quando decide di non rinnovare il contratto di locazione. La motivazione di questa indennità risiede nel valore che il conduttore ha creato nel corso della locazione, mediante la sua attività commerciale che ha contribuito a valorizzare l'immobile. L'avviamento commerciale si riferisce alla capacità dell'azienda di attrarre clientela, generando così un valore economico che va oltre la semplice locazione di un immobile. Ad esempio, per un negozio o un ristorante, il “brand” e la clientela abituale rappresentano un valore che si perde se l'attività viene spostata. Proprio per questo, l'indennità riconosce il danno subito dal conduttore nel caso di cessazione della locazione da parte del locatore. Quando l’Indennità è Dovuta? L'indennità da perdita d’avviamento commerciale è dovuta esclusivamente in caso di disdetta del contratto da parte del locatore, non se è il conduttore a decidere di terminare il contratto. In quest’ultimo caso, il conduttore non ha diritto a tale risarcimento, nemmeno se la cessazione avviene al termine del contratto decennale. È fondamentale, quindi, che il conduttore comprenda le implicazioni legali prima di dare disdetta al contratto. L’importanza della Mediazione Il diritto all'indennità, sebbene tuteli il conduttore, deve essere adeguatamente rivendicato e documentato. Non sempre, infatti, il conduttore ha diritto all'indennità, specialmente se l'attività esercitata non ha un contatto diretto con il pubblico (come nel caso di uffici o magazzini). In questi casi, la prova del "significativo contatto con il pubblico" può essere controversa, e spetta al conduttore dimostrare il legame con la clientela. Anche in caso di controversie legate all'avviamento commerciale, l’istituto della mediazione obbligatoria, previsto dal D. Lgs. 28/2010, può risultare utile per risolvere pacificamente il conflitto senza ricorrere a una causa lunga e costosa. Conclusione L’indennità da perdita di avviamento commerciale rappresenta una tutela fondamentale per il conduttore, consentendo di ottenere un risarcimento economico in caso di disdetta del contratto di locazione commerciale da parte del locatore. E' opportuno sottolineare che, come previsto dal Decreto Legislativo 28/2010, qualsiasi controversia legata ai contratti di locazione è soggetta al tentativo obbligatorio di mediazione. Questo strumento si configura come una modalità efficace, economica e rapida per cercare una soluzione alternativa alla risoluzione definitiva del contratto. In tale contesto, risulta certamente consigliabile, anche in via volontaria e non esclusivamente obbligatoria, avviare la procedura di mediazione prima che il conflitto tra le parti sfoci in una causa legale vera e propria. Per qualsiasi dubbio o necessità di consulenza legale, puoi rivolgerti allo Studio Legale Avv. Andrea Centi.
Locazioni: il locatore può chiedere i canoni persi anche dopo la restituzione anticipata dell’immobile? Le Sezioni Unite chiariscono
Pubblicato su IUSTLABSe sei proprietario di un immobile dato in affitto e ti sei trovato a gestire un inquilino che smette di pagare , magari restituendo l’immobile prima della scadenza , avrai sicuramente una domanda in testa: Posso chiedere comunque i canoni non pagati fino alla fine del contratto? La risposta è arrivata dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la sentenza n. 4892 del 25 febbraio 2025 , che chiarisce un punto rimasto per anni controverso: il diritto del locatore al risarcimento del danno da mancato guadagno . Il principio stabilito dalla Cassazione «Il diritto del locatore a conseguire, ai sensi dell’art. 1223 c.c., il risarcimento del danno da mancato guadagno […] non viene meno per il solo fatto della restituzione anticipata dell’immobile». Non conta solo che l’immobile sia stato restituito : quello che conta è se e come il proprietario ha potuto effettivamente rimetterlo a reddito . Cosa succedeva prima di questa sentenza? Fino a oggi, due correnti giurisprudenziali si confrontavano: Una diceva: “Hai riavuto l’immobile, il danno è finito lì” . Se l’inquilino ti ha lasciato la casa prima della scadenza, non puoi lamentarti. L’altra diceva: “Hai perso un reddito che ti spettava” . Il contratto prevedeva canoni fino a una certa data e l’inadempimento dell’inquilino li ha interrotti . Le Sezioni Unite scelgono una terza via , molto più equilibrata e aderente alla realtà : Il locatore può chiedere i canoni persi , ma deve provare che il danno sia reale, diretto e non evitabile . Che cosa cambia in concreto per il proprietario? Con questa sentenza: Non hai diritto automatico a tutti i canoni fino alla scadenza del contratto. Ma non sei nemmeno lasciato senza tutela : se dimostri che hai subìto una perdita economica vera e non evitabile , puoi ottenere il risarcimento. Esempi pratici: Hai diritto al risarcimento se: L’immobile è rimasto sfitto per mesi non per tua colpa , ma perché hai cercato attivamente nuovi conduttori e non li hai trovati. Hai dovuto eseguire interventi di manutenzione straordinaria dovuti al cattivo stato dell'immobile riconsegnato. Il canone del nuovo contratto è molto più basso del precedente (puoi chiedere la differenza come danno ). Potresti perdere il diritto al risarcimento se: Hai tenuto l’immobile vuoto senza cercare inquilini. Non hai pubblicato annunci, né ti sei rivolto ad agenzie. Hai aspettato troppo a rimettere l’immobile sul mercato senza giustificazioni valide . La prova del danno è tutta sulle spalle del locatore Secondo la Cassazione, spetta al proprietario dimostrare: Il nesso causale tral’inadempimento dell’inquilino e il mancato guadagno. L’impossibilitàdi evitare il danno , pur avendo agito con normale diligenza (annunci, agenzie, lavori, ecc.). L’eventuale entità economica del pregiudizio subito (canoni, spese legali, perdita economica per differenza di affitto, ecc.). È il classico schema dell’art. 1223 c.c. : il danno da inadempimento deve essere una conseguenza immediata e diretta , e il creditore ha l’onere di provarlo. Cosa NON si può più fare dopo la sentenza Non si può più usare l’art. 1591 c.c. (danni da ritardo nella restituzione) per chiedere automaticamente tutti i canoni fino alla scadenza, se l’immobile è stato già riconsegnato. Questo limita gli automatismi risarcitori e rende centrale la dimostrazione concreta del danno. Cosa deve fare il locatore per tutelarsi? Se ti trovi in una situazione simile, agisci subito : · Raccogli documenti: annunci, preventivi, email con agenzie, fotografie, perizie. · Verifica la documentazione contabile: canoni non pagati, spese sostenute. · Agisci giudizialmente solo dopo una valutazione seria dei costi-benefici . · Evita l’inerzia: non aspettare che il tempo ti tolga i tuoi diritti . Perché questa sentenza è importante La Cassazione riconosce finalmente che il danno da inadempimento del conduttore può esistere anche dopo la restituzione dell’immobile , ma va provato seriamente e concretamente . Non esiste più il “tanto mi devono pagare comunque”, ma nemmeno il “hai avuto le chiavi, non puoi chiedere più nulla”. È il giusto bilanciamento tra il diritto del locatore alla redditività del suo bene e l’esigenza di evitare richieste ingiustificate
Il diritto del lavoratore a ricevere il TFR e le azioni da intraprendere in caso di mancato pagamento
Pubblicato su IUSTLABIl TFR: un diritto irrinunciabile del lavoratore Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una quota di retribuzione che il lavoratore matura nel corso del rapporto di lavoro e che il datore di lavoro è obbligato a corrispondere alla cessazione dello stesso. Secondo la normativa italiana, il TFR è un credito indisponibile , il che significa che il lavoratore non può rinunciare a tale somma né accettare pattuizioni che ne compromettano la sua effettiva percezione. Tale principio di indisponibilità comporta che eventuali accordi di rinuncia al TFR o dilazione del pagamento stipulati tra datore e lavoratore, se non formalizzati in sede protetta (come presso una sede sindacale o l'Ispettorato del Lavoro), non sono vincolanti per il lavoratore. In altre parole, egli può sempre revocare tali pattuizioni e richiedere l'immediato pagamento dell'intero importo dovuto. Come agire in caso di mancato pagamento del TFR Quando un datore di lavoro non adempie all'obbligo di pagamento del TFR, il lavoratore ha diversi strumenti legali a disposizione per tutelare il proprio diritto: 1. Diffida formale al datore di lavoro Il primo passo consiste nell'invio di una diffida formale , mediante raccomandata A/R o PEC, in cui si intima al datore di lavoro il pagamento dell'intero importo del TFR entro un termine preciso (di solito 10-15 giorni). La diffida serve anche come prova scritta dell'interruzione della prescrizione del credito. 2. Azione giudiziale: Decreto ingiuntivo Se la diffida rimane senza esito, il lavoratore può rivolgersi a un avvocato per ottenere un decreto ingiuntivo nei confronti del datore di lavoro. Il decreto ingiuntivo è un provvedimento rapido che consente di ottenere un titolo esecutivo per procedere al recupero forzoso del credito. L'Avv. Andrea Centi, con esperienza consolidata nella gestione di pratiche di recupero crediti da lavoro, segue ogni fase del procedimento, assicurando al lavoratore la tutela completa dei suoi diritti. 3. Esecuzione forzata e pignoramento Se, nonostante il decreto ingiuntivo, il datore di lavoro continua a non pagare, si può procedere con l' esecuzione forzata , pignorando conti correnti, beni mobili o immobili della società per ottenere il dovuto. 4. Insinuazione al passivo in caso di fallimento del datore di lavoro Se il datore di lavoro viene dichiarato fallito, il lavoratore deve insinuarsi al passivo fallimentare , presentando una domanda per il riconoscimento del proprio credito. Il TFR gode di un privilegio generale sui beni mobili del datore di lavoro (art. 2751-bis n. 1 c.c.), il che significa che il lavoratore ha una precedenza rispetto ai creditori chirografari nel soddisfacimento del proprio credito. 5. Accesso al Fondo di Garanzia INPS Se il fallimento della società non permette il pagamento del TFR, il lavoratore può rivolgersi al Fondo di Garanzia INPS , che interviene a tutela del lavoratore per erogare le somme dovute. Per accedere al Fondo, è necessario dimostrare l'insolvenza del datore di lavoro, attraverso: Un decreto ingiuntivo non soddisfatto con esecuzione infruttuosa; L'ammissione al passivo fallimentare, nel caso di fallimento della società. Conclusioni Il mancato pagamento del TFR è un grave inadempimento da parte del datore di lavoro, ma la normativa offre strumenti concreti per tutelare i lavoratori. L’Avv. Andrea Centi, con ampia esperienza nel settore del diritto del lavoro e del recupero crediti, offre assistenza per ogni fase del procedimento, garantendo un servizio professionale ed efficace per ottenere il riconoscimento dei diritti del lavoratore. Se hai difficoltà nel recuperare il tuo TFR o vuoi maggiori informazioni, non esitare a contattare lo studio per una consulenza personalizzata.
Trasferimento dei Figli in caso di Genitori Separati: la Cassazione tutela il diritto alla bigenitorialità.
Blog personaleIl trasferimento di minori a grande distanza dal genitore non convivente deve essere valutato attentamente, considerando l’impatto sulla bigenitorialità e il diritto dei figli a mantenere rapporti significativi con entrambi i genitori. Un’analisi superficiale dei desideri dei minori o delle motivazioni del genitore richiedente il trasferimento può comportare la violazione del diritto alla bigenitorialità e compromettere il benessere dei bambini (Cass. civ., Sez. I, Ord., (data ud. 21/03/2024) 07/05/2024, n. 122
Mantenimento dei figli: la Cassazione conferma l’indipendenza a 29 anni
Pubblicato su IUSTLABCassazione e mantenimento figli maggiorenni: cosa cambia La Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 2056/2023 dichiara economicamente indipendenti e conseguentemente revoca il mantenimento per le due figlie di 29 anni, ormai emigrate in Germania, stabilendo che può ritenersi anche sulla base di presunzioni la capacità lavorativa dei figli in assenza di altri motivi ostativi, o di un percorso di studi ancora da completare. La Suprema Corte di Cassazione accoglie il ricorso di un padre, ancora obbligato a versare l’assegno di mantenimento a ciascuna delle figlie, sebbene queste fossero emigrate in Germania ed economicamente indipendenti, riformando quanto stabilito in primo e secondo grado di giudizio. Indipendenza economica e revoca dell’assegno di mantenimento Gli Ermellini confermano quindi i precedenti orientamenti della Corte tendenti a valutare il raggiungimento dell’indipendenza economica da parte dei cosiddetti “figli bamboccioni” sulla base di presupposti di fatto che considerino: · l’età del figlio · l’effettivo conseguimento di un livello di competenza professionale o tecnica · l’impegno rivolto verso la ricerca di un’occupazione lavorativa e, in generale, la complessiva condotta personale tenuta dal raggiungimento della maggiore età in avanti.(Cfr. Cass. sent. 5088/2018; Cass. sent. n. 22076/2022). · Presunzioni e prova dell’autosufficienza economica Nell’ordinanza in commento, la Corte ha stabilito infatti che “È corretto ritenere che l’onere della prova della autosufficienza dei figli spetta al genitore, tuttavia data l’età delle stesse può ritenersi sulla base di presunzioni che siano in grado di lavorare per provvedere al proprio mantenimento non risultando provata nella fattispecie alcuna disabilità o motivo ostativo né tantomeno un percorso di studi ancora da completare”. Alla stregua di quanto affermato, la Corte non ha poi valutato se le figlie si siano attivate nella ricerca di un’occupazione e tantomeno a quali opportunità di lavoro avrebbero aspirato in base agli studi compiuti, richiamando piuttosto l’ordinanza n. 17183/2020 secondo la quale spetta al figlio dimostrare di “Essersi adoperato effettivamente per rendersi autonomo economicamente, impegnandosi attivamente per trovare un’occupazione in base alle opportunità reali offerte dal mercato del lavoro, se del caso ridimensionando le proprie aspirazioni, senza indugiare nell’attesa di una opportunità lavorativa consona alle proprie ambizioni.” Età e autosufficienza: un nuovo orientamento della Cassazione Il progressivo abbassamento dell’età di autosufficienza (prima fissata addirittura a 35 anni) e gli ulteriori paletti posti alle condotte dei figli, sempre in assenza di ulteriori motivi ostativi o di un percorso di studio eccessivamente gravoso, deve essere letto come un’apertura nei confronti di tanti padri separati che ormai vengono visti più come un bancomat, che come un vero e proprio genitore. Come revocare legalmente l’assegno di mantenimento ai figli Attenzione però, perché il genitore non può sospendere automaticamente il bonifico del mantenimento al raggiungimento di 29 anni del figlio, neppure se si ha il sospetto che lavori o addirittura la certezza sulla sua percezione di un reddito. Infatti, per non rischiare un procedimento penale o nei successivi 5 anni il pignoramento delle somme non pagate, occorre sempre e comunque avere un provvedimento formale, costringendo l’altro genitore od il figlio maggiorenne a firmare un accordo in negoziazione assistita tra avvocati, oppure richiedere una sentenza di accertamento e modifica al tribunale competente. Fondamentale è a questo punto rivolgersi ad un avvocato esperto in diritto di famiglia al fine valutare la sussistenza dei presupposti per la modifica delle condizioni di separazione/divorzio/affidamento dei figli, e successivamente presentare un ricorso presso il Tribunale competente.
Diritto alla bigenitorialità: cosa fare se un genitore ostacola il rapporto con i figli
Pubblicato su IUSTLABIl diritto alla bigenitorialità garantisce ai figli il mantenimento di un rapporto equilibrato con entrambi i genitori, anche in caso di separazione o divorzio. Quando un genitore ostacola questa relazione, il nostro ordinamento prevede strumenti di tutela per ristabilire l’equilibrio, sia in sede civile che penale. Cos’è il diritto alla bigenitorialità? La bigenitorialità è il principio secondo cui ogni figlio ha diritto a ricevere cura, educazione e sostegno morale da entrambi i genitori. Questo concetto è alla base delle regole dell’affidamento condiviso e mira a garantire la stabilità emotiva del minore dopo la separazione dei genitori. La Riforma Cartabia ha rafforzato questo principio, introducendo misure per contrastare eventuali ostacoli posti da uno dei genitori al regolare rapporto con l’altro. Cosa succede se un genitore ostacola il rapporto con l’altro? In alcuni casi, a causa di conflitti personali o rancori, uno dei genitori può limitare o impedire la frequentazione del figlio con l’altro genitore. Questo comportamento può manifestarsi in diversi modi, tra cui: Rifiuto di rispettare gli accordi sull’affidamento e sulle visite Denigrazione dell’altro genitore davanti al figlio Impedimenti ingiustificati alla comunicazione (telefonate, messaggi, incontri) Manipolazione psicologica del minore contro l’altro genitore (alienazione parentale). Questi atteggiamenti possono compromettere gravemente il benessere emotivo del bambino e rappresentano una violazione del diritto alla bigenitorialità. Come dimostrare la violazione della bigenitorialità? Se un genitore non rispetta gli accordi stabiliti dal Tribunale o ostacola il rapporto del figlio con l’altro, è fondamentale raccogliere prove concrete, come: Messaggi WhatsApp, e-mail o SMS che dimostrino il comportamento scorretto; Testimonianze di terzi (insegnanti, amici di famiglia, parenti); Verbali delle Forze dell’Ordine in caso di episodi gravi; Relazioni di assistenti sociali o psicologi, se coinvolti. Un avvocato esperto in diritto di famiglia può valutare la situazione e suggerire la strategia più efficace per ripristinare il diritto alla bigenitorialità. Rimedi in sede civile per tutelare il diritto alla bigenitorialità L’art. 473-bis.39 c.p.c. prevede diverse misure che il Tribunale può adottare per contrastare l’ostruzionismo di un genitore: Ammonimento del genitore inadempiente. Sanzioni pecuniarie, con multe da 75 a 5.000 euro per ogni violazione. Modifica delle condizioni di affidamento, stabilendo nuove regole per garantire il rispetto della bigenitorialità. Condanna al risarcimento danni, se il comportamento ha causato un pregiudizio all’altro genitore o al minore. In casi estremi, il Giudice può decidere di modificare l’affidamento e attribuire la collocazione prevalente del minore all’altro genitore. Rimedi in sede penale per la tutela della bigenitorialità Quando l’ostruzionismo di un genitore si traduce in una violazione di un provvedimento del Tribunale, si può agire penalmente. L’art. 388 c.p. punisce chi impedisce l’esercizio della responsabilità genitoriale con: Reclusione fino a tre anni; Multa da € 103,00 a € 1.032,00. Se l’ostruzionismo si configura come una forma di maltrattamenti in famiglia (art. 572 c.p.), la pena può arrivare fino a sette anni di reclusione. Questo accade quando un genitore manipola il figlio per escludere completamente l’altro dalla sua vita. Conclusioni Il diritto alla bigenitorialità è fondamentale per il benessere dei figli. Se un genitore ostacola il rapporto con l’altro, è possibile intervenire sia in sede civile che penale. Affidarsi a un avvocato esperto in diritto di famiglia è essenziale per tutelare al meglio i propri diritti e quelli dei minori. Avv. Andrea Centi
Danno da Vacanza Rovinata: Cosa Fare e Come Ottenere un Risarcimento
Pubblicato su IUSTLABCos’è il danno da vacanza rovinata Il danno da vacanza rovinata è un disagio psicofisico causato da vacanze che non rispettano le aspettative . Succede quando un viaggio promesso come rilassante si trasforma in fonte di stress, frustrazione o disagio. Si può verificare in tanti casi, ad esempio: • Alloggi fatiscenti o diversi da quanto descritto • Servizi promessi ma mai erogati • Ritardi o cancellazioni nei voli • Disservizi igienico-sanitari o problemi di sicurezza Questo danno può essere risarcibile anche se non ci sono perdite economiche dirette. Esempi pratici di vacanza rovinata Ecco alcuni casi comuni in cui potresti aver diritto a un risarcimento per vacanza rovinata: Problemi nei trasporti • Volo cancellato o con ritardi gravi • Navetta dall’aeroporto non presente • Ore perse in aeroporto o vacanza accorciata Alloggio non conforme • Hotel di categoria inferiore rispetto a quanto promesso • Vista mare promessa, ma stanza con vista su un cantiere • Pulizia assente o presenza di insetti Servizi non disponibili • Centro benessere, piscina o attività chiusi senza preavviso • Escursioni annullate senza rimborsi • Spiaggia non accessibile per lavori o inquinamento Disagi ambientali o relazionali • Rumore notturno che impedisce il riposo • Personale scortese o disorganizzato • Mancanza di acqua calda, riscaldamento o pulizia della camera Problemi di igiene e sicurezza • Strutture non sanificate o pericolose • Mancanza di estintori, allarmi o segnaletica di emergenza Imprevisti sanitari • Malesseri causati da cibo o acqua contaminata • Infortuni dovuti a strutture maltenute Diritti del consumatore e turista in caso di vacanza rovinata Chi viaggia è tutelato da specifiche norme europee e italiane. Tra queste: • Regolamento CE 261/2004: tutela per ritardi o cancellazioni aeree • Direttiva UE 2015/2302: protezione per chi acquista pacchetti vacanza • Art. 47 del Codice del Turismo: risarcimento per inadempimenti del tour operator Anche la Corte di Cassazione (sentenza n. 5271/2023) ha confermato che il turista può ottenere il risarcimento del danno non patrimoniale (es. disagio, frustrazione) anche se non ha subito perdite economiche dirette Danno da vacanza rovinata: si può chiedere anche se si è partiti? Sì. Anche se la vacanza si è svolta, è possibile chiedere il risarcimento per vacanza rovinata. Non è necessario annullare il viaggio. Basta dimostrare che l’esperienza non è stata conforme a quanto promesso. Come ottenere il risarcimento Per ottenere un risarcimento per vacanza rovinata è importante: • Contestare il disservizio per iscritto entro 10 giorni dal rientro • Raccogliere prove del disagio: foto e video delle condizioni reali, testimonianze di altri viaggiatori, email o documenti con promesse non mantenute • Conservare tutta la documentazione: conferme di prenotazione, brochure, contratti, ricevute • Farsi assistere da un avvocato specializzato in risarcimento danni da vacanza Caso pratico: il turista ha diritto anche al danno morale In un caso recente deciso dalla Cassazione, una coppia ha ottenuto un risarcimento per: • Albergo di livello inferiore • Problemi di trasporto • Vacanza complessivamente frustrante Il giudice ha stabilito che il danno non patrimoniale era reale e risarcibile, anche in assenza di spese extra. Si può fare causa per vacanza rovinata? Sì, se il tour operator o l’agenzia non risponde alla richiesta, puoi: • Inviare un reclamo formale • Rivolgerti a un avvocato esperto • Agire in sede giudiziale, con possibilità di ottenere un risarcimento anche per danni morali Conclusione Se hai vissuto una vacanza rovinata, non restare fermo. Conoscere i propri diritti di turista e muoversi con tempestività può farti ottenere il giusto risarcimento. Consiglio utile: affidati a un avvocato esperto in diritto del turismo e risarcimento del danno. Saprà aiutarti a raccogliere le prove e gestire correttamente la contestazione.
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