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Il TFR: un diritto irrinunciabile del lavoratore
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una quota di retribuzione che il lavoratore matura nel corso del rapporto di lavoro e che il datore di lavoro è obbligato a corrispondere alla cessazione dello stesso. Secondo la normativa italiana, il TFR è un credito indisponibile, il che significa che il lavoratore non può rinunciare a tale somma né accettare pattuizioni che ne compromettano la sua effettiva percezione.
Tale principio di indisponibilità comporta che eventuali accordi di rinuncia al TFR o dilazione del pagamento stipulati tra datore e lavoratore, se non formalizzati in sede protetta (come presso una sede sindacale o l'Ispettorato del Lavoro), non sono vincolanti per il lavoratore.
In altre parole, egli può sempre revocare tali pattuizioni e richiedere l'immediato pagamento dell'intero importo dovuto.
Come agire in caso di mancato pagamento del TFR
Quando un datore di lavoro non adempie all'obbligo di pagamento del TFR, il lavoratore ha diversi strumenti legali a disposizione per tutelare il proprio diritto:
1. Diffida formale al datore di lavoro
Il primo passo consiste nell'invio di una diffida formale, mediante raccomandata A/R o PEC, in cui si intima al datore di lavoro il pagamento dell'intero importo del TFR entro un termine preciso (di solito 10-15 giorni). La diffida serve anche come prova scritta dell'interruzione della prescrizione del credito.
2. Azione giudiziale: Decreto ingiuntivo
Se la diffida rimane senza esito, il lavoratore può rivolgersi a un avvocato per ottenere un decreto ingiuntivo nei confronti del datore di lavoro. Il decreto ingiuntivo è un provvedimento rapido che consente di ottenere un titolo esecutivo per procedere al recupero forzoso del credito.
L'Avv. Andrea Centi, con esperienza consolidata nella gestione di pratiche di recupero crediti da lavoro, segue ogni fase del procedimento, assicurando al lavoratore la tutela completa dei suoi diritti.
3. Esecuzione forzata e pignoramento
Se, nonostante il decreto ingiuntivo, il datore di lavoro continua a non pagare, si può procedere con l'esecuzione forzata, pignorando conti correnti, beni mobili o immobili della società per ottenere il dovuto.
4. Insinuazione al passivo in caso di fallimento del datore di lavoro
Se il datore di lavoro viene dichiarato fallito, il lavoratore deve insinuarsi al passivo fallimentare, presentando una domanda per il riconoscimento del proprio credito. Il TFR gode di un privilegio generale sui beni mobili del datore di lavoro (art. 2751-bis n. 1 c.c.), il che significa che il lavoratore ha una precedenza rispetto ai creditori chirografari nel soddisfacimento del proprio credito.
5. Accesso al Fondo di Garanzia INPS
Se il fallimento della società non permette il pagamento del TFR, il lavoratore può rivolgersi al Fondo di Garanzia INPS, che interviene a tutela del lavoratore per erogare le somme dovute. Per accedere al Fondo, è necessario dimostrare l'insolvenza del datore di lavoro, attraverso:
Un decreto ingiuntivo non soddisfatto con esecuzione infruttuosa;
L'ammissione al passivo fallimentare, nel caso di fallimento della società.
Conclusioni
Il mancato pagamento del TFR è un grave inadempimento da parte del datore di lavoro, ma la normativa offre strumenti concreti per tutelare i lavoratori. L’Avv. Andrea Centi, con ampia esperienza nel settore del diritto del lavoro e del recupero crediti, offre assistenza per ogni fase del procedimento, garantendo un servizio professionale ed efficace per ottenere il riconoscimento dei diritti del lavoratore.
Se hai difficoltà nel recuperare il tuo TFR o vuoi maggiori informazioni, non esitare a contattare lo studio per una consulenza personalizzata.