Avvocato Carlo Foresti a Salò

Carlo Foresti

Avvocato Civilista e Penalista

Informazioni generali

Dal 2002 offro assistenza e consulenza legale a privati e aziende in relazione a questioni di diritto civile e diritto penale. Negli anni ho approfondito competenze in ambito di diritto successorio, di diritto del lavoro (licenziamenti illegittimi, risarcimenti da mobbing) e di contrattualistica aziendale per ditte individuali e piccole e medie imprese.

Esperienza


Diritto di famiglia

Affrontare una separazione richiede precisione e una strategia legale solida. Ho una profonda esperienza nella gestione di casi di diritto di famiglia, dal calcolo dell'assegno di mantenimento all'affidamento dei figli, dall'assegnazione della casa coniugale alla divisione dei beni. Ho rappresentato con successo clienti in separazioni consensuali che hanno portato a soluzioni rapide e in contenziosi complessi, garantendo la tutela dei loro interessi. Il mio approccio è pratico e orientato al risultato, puntando a soluzioni che non solo siano giuste, ma anche sostenibili nel tempo.


Diritto civile

Nel corso di oltre un ventennio di professione mi sono confrontato con pressoché tutte le problematiche riguardanti in diritto civile in genere, e cioè dai casi più semplici sino ad arrivare alla predisposizione di ricorsi presentanti davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo.


Diritto penale

Mi occupo di diritto penale da oltre un ventennio. Offro assistenza in procedimenti (monocratici e collegiali) pendenti presso tutti i Tribunali e le Corti di Appello d'Italia, isole comprese. L'assistenza viene offerta dal momento di avvio delle indagini preliminari sino al secondo grado di giudizio.


Altre categorie

Eredità e successioni, Separazione, Divorzio, Tutela dei minori, Diritto commerciale e societario, Fallimento e proc. concorsuali, Franchising, Recupero crediti, Pignoramento, Contratti, Mobbing, Licenziamento, Locazioni, Sfratto, Malasanità e responsabilità medica, Antitrust e concorrenza sleale, Risarcimento danni, Brevetti, Marchi, Diritto immobiliare, Incidenti stradali, Tutela del consumatore, Arbitrato.



Credenziali

Pubblicazione legale

Mobbing e Bossing: quando il luogo di lavoro diventa un incubo

Pubblicato su IUSTLAB

Nel mondo del lavoro di oggi, purtroppo, i fenomeni di vessazione psicologica come il mobbing e il bossing sono sempre più diffusi. Questi comportamenti non solo mettono a rischio il benessere psicofisico dei lavoratori, ma comportano anche serie responsabilità legali per i datori di lavoro. Se ti senti vittima di attacchi o umiliazioni sul posto di lavoro, è fondamentale capire cosa sta succedendo e quali strumenti hai per difenderti. Questo articolo vuole essere una guida chiara per aiutarti a riconoscere i segnali di allarme e a conoscere le tutele legali a tua disposizione. MOBBING: DI COSA STIAMO PARLANDO Il termine “mobbing” deriva dall’inglese “to mob”, che significa “assalire in gruppo”. A livello legale, il mobbing si configura quando una persona subisce una serie di attacchi ostili e ripetuti nel tempo, con l’intento preciso di vessarla. Non si tratta di un singolo episodio isolato, ma di una pluralità di comportamenti sistematici che mirano a danneggiare la salute e la dignità del lavoratore. Gli elementi chiave per riconoscere il mobbing, secondo la giurisprudenza, sono: · una pluralità di comportamenti ostili: non basta un singolo atto, ma una serie di azioni ripetute; · un intento persecutorio: le azioni devono avere una finalità vessatoria; · un danno alla salute: il lavoratore deve subire un danno psicofisico o alla sua professionalità; · un nesso causale: deve esserci un collegamento diretto tra i comportamenti subiti e il danno riportato. Il mobbing può manifestarsi in diverse forme: · mobbing orizzontale: quando la violenza è perpetrata da colleghi dello stesso livello gerarchico. Questo può includere l’isolamento sistematico, pettegolezzi, insulti, l’esclusione dalle comunicazioni o il sabotaggio del lavoro; · mobbing verticale dal basso: una forma meno comune, che si verifica quando un gruppo di subordinati si coalizza contro un superiore. BOSSING: LA VIOLENZA CHE VIENE DALL’ALTO Il bossing è una forma specifica di mobbing verticale, che si verifica quando gli abusi e le vessazioni sono commessi da un superiore gerarchico. Spesso, è la forma più diffusa e difficile da affrontare negli ambienti lavorativi. I comportamenti tipici del bossing possono includere: · una dequalificazione professionale: l’assegnazione di mansioni inferiori al proprio livello; · un sovraccarico di lavoro: richieste eccessive e controlli ossessivi; · delle critiche pubbliche e umiliazioni: farti sentire inadeguato di fronte ai colleghi; · un atteggiamento di esclusione: essere tenuto fuori da riunioni e dal flusso di informazioni cruciali. A differenza del mobbing, in cui il danno può essere causato da singoli comportamenti illeciti, nel bossing l’abuso di potere è insito nella natura stessa della relazione gerarchica. STRAINING: LA FORMA “ATTENUATA” Un altro fenomeno da conoscere è lo straining. In questo caso, le vessazioni non sono continue, ma sporadiche, pur causando un notevole stress. Tipici esempi di straining sono il demansionamento o l’esclusione dal flusso di informazioni. Anche se considerato meno grave del mobbing, lo straining può comunque causare un significativo stress lavorativo e richiede di essere affrontato. CHE FARE IN CASO DI MOBBING, BOSSING O STRAINING? In Italia, non esiste una legge specifica che definisca il mobbing come reato penale. Tuttavia, questo non significa che tu sia senza protezione. L’ordinamento giuridico offre strumenti potenti per tutelarti. La base della tutela è l’art. 2087 del Codice Civile, che obbliga il datore di lavoro a proteggere l’integrità fisica e morale del lavoratore. Di recente, la giurisprudenza ha rafforzato questo principio, stabilendo che è compito del datore di lavoro garantire un ambiente di lavoro sano e senza stress. La Corte di Cassazione ha spostato l’attenzione dalle singole categorie come mobbing o straining, al danno concreto derivante da un ambiente lavorativo stressogeno. Questo significa che, a prescindere dal nome del fenomeno, ciò che conta è il danno effettivo che subisci a causa dello stress lavorativo. Questa evoluzione semplifica l’onere della prova per le vittime. COME AGIRE PER TUTELARE I TUOI DIRITTI Se pensi di essere vittima di mobbing o bossing, ecco i passi fondamentali da compiere: 1. documenta tutto: tieni un diario dettagliato con date, orari, descrizioni precise degli episodi e i nomi di eventuali testimoni. Conserva email, messaggi e qualsiasi altra comunicazione scritta. Le certificazioni mediche che attestano il tuo stato di stress sono di importanza cruciale. 2. segnalazioni interne: rivolgiti alle risorse umane, ai rappresentanti sindacali o, se la tua azienda li ha, utilizza i canali di whistleblowing , ove esistenti. 3. azione legale: se i tentativi interni falliscono, puoi avviare un’azione legale per richiedere un risarcimento danni. I danni che puoi richiedere includono quelli alla salute psicofisica, alla professionalità e alla reputazione, oltre al mancato guadagno dovuto ad assenze o ridotte prestazioni. 4. tutele previdenziali: in casi specifici, le patologie legate allo stress possono essere riconosciute come malattie professionali dall’INAIL. QUANDO RIVOLGERTI A UN AVVOCATO Consultare un avvocato specializzato è una mossa strategica, soprattutto quando: 1. i tuoi tentativi di risolvere la situazione internamente sono falliti; 2. hai manifestato sintomi di stress grave e hai bisogno di tutelare la tua salute; 3. stai valutando di chiedere un risarcimento o un’azione complessa. NON SUBIRE IN SILENZIO ! La dignità sul lavoro è un tuo diritto fondamentale. Un avvocato esperto in diritto del lavoro può aiutarti a definire la strategia migliore per proteggere i tuoi diritti e ottenere giustizia.

Pubblicazione legale

Mobbing e Bossing: quando il luogo di lavoro diventa un incubo

Pubblicato su IUSTLAB

Nel mondo del lavoro di oggi, purtroppo, i fenomeni di vessazione psicologica come il mobbing e il bossing sono sempre più diffusi. Questi comportamenti non solo mettono a rischio il benessere psicofisico dei lavoratori, ma comportano anche serie responsabilità legali per i datori di lavoro. Se ti senti vittima di attacchi o umiliazioni sul posto di lavoro, è fondamentale capire cosa sta succedendo e quali strumenti hai per difenderti. Questo articolo vuole essere una guida chiara per aiutarti a riconoscere i segnali di allarme e a conoscere le tutele legali a tua disposizione. MOBBING: DI COSA STIAMO PARLANDO Il termine “mobbing” deriva dall’inglese “to mob”, che significa “assalire in gruppo”. A livello legale, il mobbing si configura quando una persona subisce una serie di attacchi ostili e ripetuti nel tempo, con l’intento preciso di vessarla. Non si tratta di un singolo episodio isolato, ma di una pluralità di comportamenti sistematici che mirano a danneggiare la salute e la dignità del lavoratore. Gli elementi chiave per riconoscere il mobbing, secondo la giurisprudenza, sono: · una pluralità di comportamenti ostili: non basta un singolo atto, ma una serie di azioni ripetute; · un intento persecutorio: le azioni devono avere una finalità vessatoria; · un danno alla salute: il lavoratore deve subire un danno psicofisico o alla sua professionalità; · un nesso causale: deve esserci un collegamento diretto tra i comportamenti subiti e il danno riportato. Il mobbing può manifestarsi in diverse forme: · mobbing orizzontale: quando la violenza è perpetrata da colleghi dello stesso livello gerarchico. Questo può includere l’isolamento sistematico, pettegolezzi, insulti, l’esclusione dalle comunicazioni o il sabotaggio del lavoro; · mobbing verticale dal basso: una forma meno comune, che si verifica quando un gruppo di subordinati si coalizza contro un superiore. BOSSING: LA VIOLENZA CHE VIENE DALL’ALTO Il bossing è una forma specifica di mobbing verticale, che si verifica quando gli abusi e le vessazioni sono commessi da un superiore gerarchico. Spesso, è la forma più diffusa e difficile da affrontare negli ambienti lavorativi. I comportamenti tipici del bossing possono includere: · una dequalificazione professionale: l’assegnazione di mansioni inferiori al proprio livello; · un sovraccarico di lavoro: richieste eccessive e controlli ossessivi; · delle critiche pubbliche e umiliazioni: farti sentire inadeguato di fronte ai colleghi; · un atteggiamento di esclusione: essere tenuto fuori da riunioni e dal flusso di informazioni cruciali. A differenza del mobbing, in cui il danno può essere causato da singoli comportamenti illeciti, nel bossing l’abuso di potere è insito nella natura stessa della relazione gerarchica. STRAINING: LA FORMA “ATTENUATA” Un altro fenomeno da conoscere è lo straining . In questo caso, le vessazioni non sono continue, ma sporadiche, pur causando un notevole stress. Tipici esempi di straining sono il demansionamento o l’esclusione dal flusso di informazioni. Anche se considerato meno grave del mobbing, lo straining può comunque causare un significativo stress lavorativo e richiede di essere affrontato. CHE FARE IN CASO DI MOBBING, BOSSING O STRAINING? In Italia, non esiste una legge specifica che definisca il mobbing come reato penale. Tuttavia, questo non significa che tu sia senza protezione. L’ordinamento giuridico offre strumenti potenti per tutelarti. La base della tutela è l’art. 2087 del Codice Civile, che obbliga il datore di lavoro a proteggere l’integrità fisica e morale del lavoratore. Di recente, la giurisprudenza ha rafforzato questo principio, stabilendo che è compito del datore di lavoro garantire un ambiente di lavoro sano e senza stress. La Corte di Cassazione ha spostato l’attenzione dalle singole categorie come mobbing o straining, al danno concreto derivante da un ambiente lavorativo stressogeno. Questo significa che, a prescindere dal nome del fenomeno, ciò che conta è il danno effettivo che subisci a causa dello stress lavorativo. Questa evoluzione semplifica l’onere della prova per le vittime. COME AGIRE PER TUTELARE I TUOI DIRITTI Se pensi di essere vittima di mobbing o bossing, ecco i passi fondamentali da compiere: 1. documenta tutto: tieni un diario dettagliato con date, orari, descrizioni precise degli episodi e i nomi di eventuali testimoni. Conserva email, messaggi e qualsiasi altra comunicazione scritta. Le certificazioni mediche che attestano il tuo stato di stress sono di importanza cruciale. 2. segnalazioni interne: rivolgiti alle risorse umane, ai rappresentanti sindacali o, se la tua azienda li ha, utilizza i canali di whistleblowing , ove esistenti. 3. azione legale: se i tentativi interni falliscono, puoi avviare un’azione legale per richiedere un risarcimento danni. I danni che puoi richiedere includono quelli alla salute psicofisica, alla professionalità e alla reputazione, oltre al mancato guadagno dovuto ad assenze o ridotte prestazioni. 4. tutele previdenziali: in casi specifici, le patologie legate allo stress possono essere riconosciute come malattie professionali dall’INAIL. QUANDO RIVOLGERTI A UN AVVOCATO Consultare un avvocato specializzato è una mossa strategica, soprattutto quando: 1. i tuoi tentativi di risolvere la situazione internamente sono falliti; 2. hai manifestato sintomi di stress grave e hai bisogno di tutelare la tua salute; 3. stai valutando di chiedere un risarcimento o un’azione complessa. NON SUBIRE IN SILENZIO ! La dignità sul lavoro è un tuo diritto fondamentale. Un avvocato esperto in diritto del lavoro può aiutarti a definire la strategia migliore per proteggere i tuoi diritti e ottenere giustizia.

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Diffamazione e cyberbullismo

Pubblicato su IUSTLAB

Tutela legale nel mondo digitale: i tuoi diritti contro diffamazione e cyberbullismo Nell'era dei social media e delle piattaforme digitali, la protezione della propria reputazione e privacy è diventata una sfida complessa: diffamazione online, recensioni false, cyberbullismo e la permanenza indefinita di contenuti lesivi su Internet sono problematiche sempre più diffuse. Fortunatamente, il diritto italiano e quello europeo offrono strumenti efficaci per tutelare i tuoi diritti. Quando le parole digitali feriscono: la diffamazione online La diffamazione online si verifica quando qualcuno, usando Internet, offende la reputazione di una persona in presenza di più soggetti. Il nostro Codice Penale, all'articolo 595, punisce questo reato con la reclusione fino a un anno o una multa fino a 1.032 euro. La pena aumenta se l'offesa riguarda un fatto specifico. Le forme di diffamazione online possono essere diverse e includono -recensioni false su piattaforme di e-commerce o servizi -post diffamatori sui social media -commenti offensivi su blog e forum -attacchi sistematici alla reputazione, tipici del cyberbullismo. A proposito di cyberbullismo, la Legge 70/2024 ha rafforzato le tutele, estendendo la protezione anche agli adulti in situazioni particolari. La legge definisce il cyberbullismo come "qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione realizzata per via telematica a danno di minori". Il diritto all'oblio: cancellare il passato digitale Il diritto all'oblio, sancito dall'articolo 17 del GDPR, è uno strumento fondamentale per proteggere la tua dignità e privacy online. Esso ti permette di richiedere la cancellazione di dati personali in diverse situazioni, per esempio quando i dati non sono più necessari per lo scopo originale, hai ritirato il tuo consenso, o sono stati trattati in modo illecito. Tuttavia, questo diritto non è assoluto. Deve essere bilanciato con altri principi fondamentali, come la libertà di espressione e di informazione e l'interesse pubblico alla conoscenza dei fatti.: ad esempio, una recente ordinanza della Cassazione ha chiarito che l'esistenza di notizie diffamatorie non è sufficiente per richiederne la cancellazione dagli archivi se la pubblicazione iniziale era legittima. Gli strumenti legali a tua disposizione Per affrontare queste sfide, hai a disposizione diversi strumenti legali: Azione civile per risarcimento danni : puoi chiedere un risarcimento per i danni patrimoniali e non patrimoniali subiti, come il danno alla reputazione professionale, il danno morale o le perdite economiche; Deindicizzazione dai motori di ricerca: se non è possibile rimuovere direttamente i contenuti, si può chiederne la deindicizzazione, rendendoli più difficili da trovare. Ordine di rimozione: un giudice può ordinare la rimozione immediata di contenuti diffamatori e proibire ulteriori pubblicazioni lesive. Procedura semplificata per i minori: la Legge 71/2017 prevede una procedura che permette ai minori di chiedere direttamente al gestore del sito la rimozione di contenuti lesivi entro 48 ore. Come agire in modo efficace La tempestività è cruciale. La prova della diffamazione online richiede l'acquisizione forense dei contenuti digitali, come screenshot certificati con data e ora, per identificare l'autore e quantificare il danno. Agire rapidamente è fondamentale, poiché i contenuti online possono essere modificati o cancellati facilmente. Conclusione Navigare nella complessità del diritto digitale richiede competenza e una strategia legale ben definita. Il quadro normativo, in continua evoluzione, offre strumenti sempre più efficaci per proteggere la tua reputazione e i tuoi diritti. La dignità digitale è un diritto fondamentale che merita tutela: non esitare a far valere i tuoi diritti di fronte a ogni violazione. Se hai bisogno di assistenza per una questione di diffamazione online, cyberbullismo, o per esercitare il diritto all'oblio, non esitare a contattarmi.

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