Pubblicazione legale:
"La dura condanna inflitta dal Tribunale di Locri a Mimmo Lucano – la cui figura, più che di un feroce criminale, richiama quella degli antichi filosofi meridionali che, poveri in canna ma ricchi della grandezza delle loro idee, fecero tremare i potenti, caricandosi addosso l’ignorante ostilità dei propri concittadini – non può esentarci dal formulare un giudizio anche senza conoscerne le motivazioni. Abbiamo un rospo nell’anima e non possiamo tenercelo dentro per il rispetto di una presunta regola morale. La severa e ingiusta decisione è lì, in attesa: minacciosa come un macigno che incide profondamente nella carne viva dei condannati e oltraggia la nostra mente che si ribella. Merita, dunque, e fin da subito, il giudizio critico dei cittadini e del Popolo, nel cui nome la sentenza è stata pronunciata. Una critica che, come per tutti i giudizi, è necessariamente storica e quindi riguarda aspetti che superano la forma e gli approcci che il giudice può avere avuto rispetto ai due estremi ideali che riguardano una visione neo-positivista o post-moderna del diritto penale". Un articolo che all'esito del giudizio di appello aveva un ché di lungimirante.
Fonte: Metis (on line) e Il Roma - leggi l'articolo