Pubblicazione legale:
Nel 2015 è stato introdotto, il cosiddetto “divorzio breve”.
La procedura prevede che non possa esserci divorzio definitivo senza un periodo di separazione legale.
Se la separazione è consensuale, bastano 6 mesi dal pronunciamento. Se è giudiziale, il tempo raddoppia.
Le strade possibili da percorrere in questo caso sono tre, valide sia per la separazione che per il divorzio definitivo, da richiedere al termine del periodo di legge:
– La separazione o divorzio consensuale con negoziazione assistita, che è il percorso più breve in presenza di figli minorenni.
– Il ricorso per separazione o divorzio davanti al presidente del Tribunale.
– La separazione o il divorzio senza avvocato nel Comune di residenza di uno dei due coniugi o dove è stato celebrato il matrimonio. Tale procedura non è però possibile in presenza di figli minorenni, portatori di handicap o non autosufficienti economicamente.
A seconda della procedura prescelta, cambiano le spese che i futuri ex-coniugi dovranno affrontare.
1) Con la negoziazione assistita le tariffe variano dai 400 ai 3 mila euro compresi eventuali bolli o tasse. Raggiunto l’accordo di separazione o di divorzio, gli avvocati devono redigere entro un mese un apposito verbale, che verrà firmato dalle parti e inviato al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale competente. Non è dovuto alcun contributo unificato. Le disposizioni sui beni patrimoniali, in quanto funzionali alla risoluzione della crisi, non sono sottoposte a imposta di bollo e di registro presso l’Agenzia delle Entrate.
2) Il divorzio o separazione consensuale davanti al Tribunale può invece avere tariffe diverse: la procedura è sottoposta al contributo di 43 euro che andrà sommata la parcella del legale. Non è infatti previsto l’addebito delle spese della separazione a uno soltanto dei coniugi, salvo casi eccezionali decisi dal giudice.
3) La separazione o divorzio in Comune davanti all’ufficiale civile è naturalmente la soluzione più economica, ma non sempre la più veloce perché alcuni comuni hanno l’agenda piena e non riescono a fissare l’appuntamento in tempi brevi. Il costo della separazione o divorzio si aggira tra i 16 e i 30 euro.
Quella della separazione giudiziale è certamente la strada più lunga e costosa, inevitabile se i coniugi non riescono a raggiungere un accordo.
La separazione o divorzio si chiede al Tribunale che ne deciderà le condizioni al termine di una fase istruttoria.
In caso di divorzio o separazione giudiziale il contributo congiunto sale da 43 a 98 euro e l’onorario degli avvocati sarà molto più elevato, arrivando anche a superare i 5 mila euro.
In sede separazione o divorzio giudiziale, il coniuge che perde la causa dovrà anche farsi carico delle spese processuali, che di solito variano tra i 1.500 e i 4 mila euro.
Spesso alla parte più debole economicamente fra i separati o divorziati, oppure ai figli, spetta – a carico dell’altro– un cosiddetto assegno di mantenimento che è una sorta di garanzia al contributo equo di entrambi gli ex-coniugi alla vita familiare. Il quantum viene definito consensualmente oppure dal giudice a seconda del tipo di separazione/divorzio che si percorre.
Una volta ottenuto il divorzio, non essendo più valido il vincolo di assistenza materiale, si parla di assegno divorzile e non più di “mantenimento”.
In una separazione consensuale, saranno i coniugi ad accordarsi e i magistrati verificheranno la conformità degli accordi alle norme di legge.
In caso di separazione giudiziale invece, deciderà il giudice tenendo conto dei seguenti criteri: le attuali esigenze dei figli, il loro tenore di vita durante il matrimonio e il tempo di permanenza presso ciascun genitore, le risorse economiche di entrambi i genitori, le proprietà e la loro abilità al lavoro.