Maria Paola De Nobili

Caso legale seguito

Tutte le querele possono essere depositate dal proprio legale munito di nomina e procura speciale: sia di persona, presso gli Uffici competenti, sia mediante il portale adibito al deposito telematico. Quest'ultimo strumento può rivelarsi particolarmente utile nelle situazioni in cui la persona offesa si trovi in una condizione di particolare difficoltà emotiva, magari dovuta all'immediatezza del fatto: infatti, basta recarsi dal proprio legale senza dover conferire subito con le Forze dell'ordine, che sono sempre presenti per aiutare, ma bisogna prendere atto che le persone offese spesso sono intimidite da situazioni obiettivamente difficili. Il legale, ricevuta la procura speciale, potrà ricostruire insieme al querelante tutte le circostanze utili alla redazione della querela, nella tranquillità del proprio studio e nella riservatezza assicurata dal segreto professionale, e potrà poi procedere direttamente all'inoltro dell'atto, selezionando se del caso l'urgenza ed evidenziando che si tratti si un reato da "codice rosso". In questo modo, il Pubblico Ministero verrà attenzionato immediatamente e potrà adottare subito tutte le misure necessarie per scongiurare pericoli ulteriori.

Speaker ad evento

Nel corso della serata si è svolto un dialogo con le avvocate Maria Paola De Nobili e Cristina Polimeno, che hanno illustrato tutti i falsi miti che circondano la giustizia in tema di violenza di genere, dialogando con il pubblico, rispondendo ai dubbi e mettendo a disposizione per chi vuole una box per le domande anonime.

Caso legale seguito

L'imputato veniva tratto in arresto e sottoposto a giudizio con rito direttissimo. Con ordinanza emessa in data 01.07.2022 il Tribunale di Pisa, in composizione monocratica, all'esito della convalida d'arresto, applicava all'imputato la misura cautelare del divieto di dimora nella Provincia di Pisa. Avverso tale ordinanza il difensore proponeva richiesta di riesame contestando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari: il Tribunale di Riesame di Firenze annullava l'ordinanza di applicazione della misura cautelare, poichè totalmente assenti gli indici di spaccio: infatti, l'imputato non recava con sè alcun oggetto atto al confezionamento delle dosi, e la sostanza era tutta contenuta in un unico involucro, nè era stata vista alcuna cessione. In data 12.09.2022, l'imputato, a seguito dell'udienza di discussione del processo con rito abbreviato, veniva assolto dal Tribunale di Pisa in composizione monocratica.

Speaker ad evento

Ho partecipato, insieme ad altri colleghi della Camera Penale di Pisa, ad un incontro con le classi seconde dell'ITCG "E. Fermi" di Pontedera (PI), nel corso del quale abbiamo parlato di bullismo e cyberbullismo, dal punto di vista pratico e tecnico, consentendo agli studenti di fare domande e osservazioni per comprendere meglio la portata di condotte apparentemente innocue ma, a volte, molto pericolose. I ragazzi si sono mostrati da subito molto interessati ed entusiasti di imparare cose nuove.

Caso legale seguito

Il mio assistito, cittadino nigeriano, presentava istanza reiterata di riconoscimento della protezione internazionale, sottoponendo alla valutazione della Commissione Territoriale nuova documentazione idonea a sostenere la propria richiesta. A seguito dell'istruttoria, consistita anche nell'audizione personale del richiedente, la CT non riconosceva lo status di rifugiato ma ravvisava i presupposti per la concessione del permesso di soggiorno per protezione speciale. Il richiedente decideva dunque di presentare ricorso al competente Tribunale Distrettuale, sez. Civile specializzata, per vedersi riconosciuta una forma di protezione maggiore, e contemporaneamente avviare presso la Questura territorialmente competente il procedimento amministrativo volto al rilascio del titolo di soggiorno per protezione speciale, restando percorribili entrambe le strade.

Caso legale seguito

Un cittadino extracomunitario iscritto ad un'università italiana, titolare di permesso di soggiorno per studio, avviava con la mia assistenza l'istanza alla Prefettura competente volta rilascio del Nulla Osta alla conversione del permesso, perchè avendo ricevuto una proposta di lavoro subordinato superiore alle 20 ore mensili necessitava di un permesso di soggiorno per lavoro subordinato. Il cd “decreto Cutro”(DL 20 marzo n. 23 convertito nella Legge 5 maggio 2023 n. 50) ha soppresso la previsione che subordinava la conversione di tali permessi alla disponibilità di una quota prevista dal decreto flussi annuale. Ne consegue che tali permessi, purché ancora in corso di validità, possono ora essere convertiti in qualsiasi momento dell’anno e senza limiti numerici: il richiedente, in meno di tre mesi, ha ottenuto il nulla osta e potrà così procedere alla conversione del permesso.

Caso legale seguito

Mi sono occupata di incardinare presso i Tribunali per i Minorenni numerosi ricorsi ex art. 31 D. Lgs. 286/98, necessari ad ottenere l’autorizzazione del Giudice per il rilascio del permesso di soggiorno per assistenza ai minori, concesso ai genitori di bambini stranieri presenti in Italia. Sebbene la norma richieda come requisito necessario la sussistenza di "gravi motivi connessi allo sviluppo psico fisico del minore", la giurisprudenza costante di legittimità e di merito ritiene che la menzionata autorizzazione possa essere concessa anche in deroga ad un'interpretazione restrittiva dei requisiti, essendo sufficiente un buon grado di integrazione sul territorio nazionale del minore che lo esporrebbe a gravi disagi in caso di rimpatrio.

Sentenza giudiziaria

Il mio assistito, a seguito del diniego del rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale, ha proposto impugnazione al Giudice competente, chiedendo in via cautelare la sospensione del provvedimento e la restituzione della ricevuta del permesso di soggiorno, che gli permette di lavorare in attesa della decisione di merito. Dopo pochi giorni, il Giudice ha emanato decreto di sospensione dell'esecutività del provvedimento, motivato in ragione dell'apprezzabile livello reddituale raggiunto dal ricorrente. Così, il ricorrente ha avuto la possibilità di tornare in possesso della ricevuta del proprio permesso e di rinnovare il contratto di lavoro.

Caso legale seguito

Da qualche anno, le istanze di avvio dei procedimenti amministrativi volti all'emanazione del provvedimento di concessione della cittadinanza italiana devono necessariamente essere presentate sul portale del Ministero del'Interno tramite l'utenza SPID del richiedente. Purtroppo, molte persone si affidano ad enti privi della necessaria capacità tecnica in materia, che omettono di avvertirli dell'importanza di accedere al proprio procedimento tramite il portale almeno una volta a settimana: infatti, qualora l'Amministrazione competente dovesse ritenere insufficiente o erronea la documentazione allegata, o dovesse ritenere sussistente qualche problema, notificherà solo ed esclusivamente tramite il portale il c.d. "preavviso di rigetto", per rispondere al quale l'istante ha soltanto dieci giorni di tempo. Tale risposta tempestiva può essere fondamentale per "salvare" la richiesta: infatti, se decorso il termine l'istante non ha prodotto osservazioni, memorie o documenti, la sua istanza sarà rigettata. Inoltre, può essere utile sollecitare la pronta definizione della pratica affinchè l'Amministrazione competente compia tutta l'attività istruttoria nel minor tempo possibile.

Caso legale seguito

Il mio assistito, padre di due minori titolare della piena responsabilità genitoriale sugli stessi, era separato dalla moglie, la quale qualche mese prima aveva avviato presso il Tribunale per i minorenni di Firenze un procedimento per ottenere autorizzazione al rilascio del pds per assistenza minori. Il padre ha depositato successivamente domanda di intervento adesivo autonomo nel procedimento già avviato dalla ex moglie e madre dei bambini. Pochi mesi dopo aver accolto la sua domanda, il Tribunale rilasciava il provvedimento in favore di entrambi i genitori, anche se separati e non conviventi, autorizzandoli a rimanere in Italia per due anni, a svolgere attività lavorativa e a convertire il titolo di soggiorno.

Caso legale seguito

Cittadino tunisino nato in Italia nel 2005, si è assentato per circa tre anni tornando nel Paese d'origine, per gravi motivi familiari: il Comune di residenza gli negava, in un primo momento, la possibilità di vedersi riconosciuto il diritto soggettivo di acquisire automaticamente la cittadinanza italiana in quanto il ragazzo risultava cancellato dall'anagrafe per il periodo di assenza. In ottemperanza al comma 1 dell'art. 33 L. n. 98/2013, “Ai fini di cui all’articolo 4, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, all’interessato non sono imputabili eventuali inadempimenti riconducibili ai genitori o agli uffici della Pubblica Amministrazione, ed egli può dimostrare il possesso dei requisiti con ogni idonea documentazione. […]”. Infatti, come sottolineato dalla giurisprudenza di merito, la temporanea assenza dal territorio nazionale per esigenze di studio, lavoro o familiari non può pregiudicare il diritto del minore. Mi sono occupata di ricostruire tutta la documentazione necessaria al fine di dimostrare la c.d. "residenza effettiva" del ragazzo sul territorio nazionale, accompagnando tale attività con una complessa memoria integrativa, permettendo al cittadino tunisino di ottenere la cittadinanza italiana già soltanto in sede amministrativa e in pochissimo tempo.

Caso legale seguito

Cittadino cinese con permesso di soggiorno per lavoro subordinato si recava in Cina a fine 2019, avendo avviato già il procedimento per il rinnovo del permesso, che sarebbe scaduto a breve. Tuttavia, restava bloccato nel Paese d'origine a causa della pandemia e riusciva a rientrare in Italia solo all'inizio del 2023. Nel frattempo la Questura territorialmente competente rinnovava il titolo, che però risultava già scaduto e mai ritirato. Al momento del reingresso in Italia, il richiedente si recava presso la Questura e, a seguito della presentazione di un'istanza motivata e dell'allegazione di un'offerta di lavoro, otteneva un'autorizzazione al rinnovo tardivo del permesso, ritirando il permesso rinnovato scaduto e procedendo alla spedizione del kit postale.

Sentenza giudiziaria

Il ricorrente aveva ottenuto un permesso di soggiorno per protezione umanitaria nel 2016 ma, al momento del rinnovo, la Questura competente gli ha negato il provvedimento favorevole per presunta carenza dei presupposti. Il ricorrente, cittadino nigeriano, si rivolgeva al mio studio per presentare ricorso avverso il provvedimento della Questura. Il ricorso, depositato il 18 aprile, è stato incardinato con il nuovo rito civile introdotto dalla riforma Cartabia, unitamente all'istanza di sospensione del provvedimento di diniego: soprattutto, era di particolare importanza chiedere la sospensione dell'efficacia del provvedimento nella parte in cui prevedeva che, in mancanza di allontanamento dal territorio nazionale nel termine di 15 giorni, sarebbe stato avviato un procedimento amministrativo di espulsione nei confronti del ricorrente. Pochi giorni dopo il deposito del ricorso e dell'istanza di sospensione, il Giudice ha deciso con decreto motivato di sospendere l'efficacia del provvedimento.

Titolo professionale

Corso per la formazione di Mediatori interculturali con competenze necessarie all’inclusione e gestione dei conflitti sociali, in intersezionalità fra potenziali fattori di discriminazione. Il percorso formativo è di tipo giuridico, sociale, linguistico, culturale.

Sentenza giudiziaria

La sentenza provvede alla nomina del tutore del minore straniero non accompagnato ai sensi dell'art. 19comma 5 del Divo 18,8,2015 n. 142 e successivo D.lvo 220 del 2017 perché privo di genitori nel territorio nazionale o di altro adulto per lui legalmente responsabile in base alle leggi vigenti nell'ordinamento. La scelta del suo tutore, anche in deroga a quanto previsto dall'art. 11 della Legge 7/4/2017 n. 47, allo stato può essere orientata su un parente in grado di prestargli assistenza e presso il quale il minore si trova già collocato. Nel caso in esame, si tratta della prozia materna.

Caso legale seguito

Un mio assistito cittadino marocchino aveva presentato istanza di rilascio del provvedimento di concessione della cittadinanza italiana per residenza. Gli era stato notificato preavviso di rigetto dell'istanza ex art. 10 bis l. 241/1990, con il quale la Pubblica Amministrazione lamentava la carenza di due requisiti: alcuni mesi di residenza sul territorio nazionale (c.d. "buco di residenza") e parziale carenza dei redditi minimi per l'anno 2021. Riscontrando il preavviso, ho permesso all'Amministrazione competente di valutare ulteriori presupposti sino a quel momento non considerati nell'istruttoria: un errore dei servizi sociali che avevano in cura il nucleo familiare per assicurare una soluzione abitativa, i quali non avevano provveduto alla nuova iscrizione anagrafica, e la diminuzione reddituale del tutto fisiologica nel corso dell'anno più colpito dalla pandemia, soprattutto per un lavoratore autonomo come il richiedente. Dopo aver inoltrato la risposta al preavviso, sono seguiti alcuni mesi di istruttoria all'esito dei quali il cittadino marocchino ha ottenuto l'emanazione del provvedimento di concessione della cittadinanza italiana.

Caso legale seguito

Cittadino venezuelano nato in Italia nel 2004, mai uscito dal Paese d'origine: il Comune di residenza gli negava, in un primo momento, la possibilità di vedersi riconosciuto il diritto soggettivo di acquisire automaticamente la cittadinanza italiana in quanto il ragazzo risultava iscritto all'anagrafe solo dal 2011. In ottemperanza del comma 1 dell'art. 33 L. n. 98/2013, “Ai fini di cui all’articolo 4, comma 2, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, all’interessato non sono imputabili eventuali inadempimenti riconducibili ai genitori o agli uffici della Pubblica Amministrazione, ed egli può dimostrare il possesso dei requisiti con ogni idonea documentazione. […]”. Mi sono occupata di ricostruire tutta la documentazione necessaria al fine di dimostrare la c.d. "residenza effettiva" del ragazzo sul territorio nazionale, accompagnando tale attività con una complessa memoria integrativa, permettendo al cittadino venezuelano di ottenere la cittadinanza italiana già soltanto in sede amministrativa e in pochissimo tempo.