Avvocato Giuseppe De Luca a Milano

Giuseppe De Luca

Avvocato penalista

Informazioni generali

Ha preso parte a numerosi processi assistendo imputati e persone offese dal reato in tutta Italia. Collabora con lo studio Legale Spadaro dal 2016. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Giurisprudenza, a pieni voti, presso l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, discutendo una tesi sperimentale in diritto dell’esecuzione penale intitolata «Il divieto di concessione dei benefici penitenziari e la crisi delle presunzioni assolute di pericolosità», relatore Prof. Enzo Maria Dell’Andro. Parla fluentemente la lingua inglese.

Esperienza


Diritto penale

Ha acquisito una significativa esperienza nello studio del diritto penale e processuale penale, nella individuazione delle migliori strategie difensive e nella consulenza legale stragiudiziale. Ha preso parte a numerosi processi assistendo imputati e persone offese dal reato.


Sostanze stupefacenti

Ho preso parte a numerosi processi, assistendo imputati per reati connessi anche al traffico internazionale di stupefacenti, nonché per associazione ex art. 74 d.P.R. 309/90. L’esperienza maturata in questo ambito mi consente di offrire una difesa tecnica approfondita e mirata, gestendo con competenza ogni aspetto del procedimento, dalla fase preliminare fino a quella decisionale, con particolare attenzione alle eventuali irregolarità nelle operazioni di indagine, alla valutazione della quantità e tipologia delle sostanze coinvolte, e all'analisi delle condotte associative contestate.


Violenza

Assistiamo regolarmente indagati, imputati e persone offese nell'ambito di processi per maltrattamenti e violenza sessuale, fornendo una difesa o tutela personalizzata e attenta alle esigenze di ciascun cliente. Ci occupiamo sia della fase investigativa che di quella processuale, analizzando in dettaglio le prove e le dinamiche dei singoli casi per garantire una difesa tecnica efficace o per ottenere la piena tutela della parte offesa. Affrontiamo ogni caso con la massima discrezione, sensibilità e professionalità, anche in contesti particolarmente delicati, al fine di tutelare i diritti e la dignità dei nostri assistiti.


Altre categorie

Stalking e molestie, Truffe, Diritto penitenziario, Gratuito patrocinio, Sicurezza ed infortuni sul lavoro, Immigrazione e cittadinanza, Domiciliazioni e sostituzioni, Omicidio.



Credenziali

Caso legale seguito

Spaccio di lieve entità e attenuante del c.d. “ravvedimento operoso”

Sentenza del Tribunale di Bari

Il fatto: - durante un controllo di P.G., un uomo veniva trovato in possesso di una bustina di marijuana e 25 euro in contanti; - immediatamente comunicava agli agenti di avere disponibilità di uno scantinato con altra sostanza stupefacente; - i militari procedevano alla perquisizione del luogo indicato e ivi rinvenivano ulteriori 26,99 grammi di marijuana, 7,93 grammi di hashish e materiale per il confezionamento dello stupefacente, oltre alla somma di euro 325, sequestrata in quanto ritenuta provento di pregressa attività di spaccio. La linea difensiva: La difesa, discutendo in rito abbreviato, sosteneva che nel caso di specie fosse pienamente applicabile l’attenuante del c.d. “ravvedimento operoso” di cui all’art. 73 co. 7 d.P.R. 309/90, ancorando tale richiesta a due principi statuiti dalla giurisprudenza di legittimità: - ai fini della concedibilità dell’attenuante invocata, è necessario che l’imputato abbia fornito elementi nuovi ed ulteriori rispetto a quelli in contestazione, non essendo sufficiente il mero rafforzamento del quadro indiziario già emerso dall’attività di indagine (ciò che avveniva nel caso di specie: senza la collaborazione dell’imputato, verosimilmente non sarebbe nemmeno scaturito un procedimento penale a suo carico); - in caso di spaccio di “lieve entità” ex art. 73, co. 5 d.P.R. 309/90, non è necessario che il ravvedimento operoso si manifesti mediante indicazione dei fornitori e degli acquirenti. La difesa chiedeva altresì la restituzione del denaro sequestrato, non essendo ravvisabile alcun nesso eziologico tra la somma rinvenuta e il fatto in esame: all’imputato era contestata la mera detenzione, non la cessione, quindi ogni riferimento a una “pregressa attività di spaccio” appariva infondato, considerando anche lo stato di incensuratezza dell’imputato. Il giudizio: Il Tribunale di Bari, in composizione monocratica, riconosceva l’attenuante invocata dalla difesa “atteso che solo grazie alla confessione dell’imputato gli operanti hanno ritrovato la sostanza stupefacente e il bilancino di precisione”. Nella determinazione sanzionatoria, quindi, la pena base è stata dimezzata e, applicando la ulteriore riduzione per il rito abbreviato, si è giunti a quella finale di mesi 4, con sospesa condizionalmente. Veniva altresì restituita la somma di denaro sequestrata all’imputato. (L'immagine, realizzata con IA, è utilizzata esclusivamente a fini illustrativi e non rappresenta i luoghi, i soggetti o gli oggetti descritti nel caso trattato.)

Sentenza giudiziaria

Assolto ex coniuge accusato di stalking e tentata estorsione

Sentenza n. 158/2025 del 12 febbraio 2025 - GUP presso il Tribunale di Bari

Assoluzione per un 45enne barese accusato dalla ex moglie di stalking e tentata estorsione. Secondo l'accusa, l'uomo avrebbe minacciato la ex moglie al fine di ottenere parte della somma che ella avrebbe percepito a titolo di successione dopo la morte dei suoi genitori. Inoltre, l'accusato avrebbe inviato alla denunciante quattordici messaggi vocali tramite WhatsApp, nell'arco di poche ore, dal contenuto minaccioso ed offensivo. La difesa ha dimostrato, mediante una produzione documentale, l'assenza di stato d'ansia e alterazione delle abitudini di vita della persona offesa. Inoltre, è stata dimostrata l'assoluta inidoneità della minaccia ad incutere timore nella denunciante. Il processo, celebrato nelle forme del rito abbreviato a seguito di decreto di giudizio immediato, è terminato con una sentenza di assoluzione ex art. 530 c.p.p.

Caso legale seguito

Investito in retromarcia dal collega, dopo 10 anni condannati in due. Assolto l’autista

Vito Caputo venne schiacciato da una macchina sollevatrice in una ditta di Capurso, che si occupava di bonifiche ambientali

Il giudice Domenico Mascolo ha condannato ad un anno Angelo Colafemmina e Francesco Milano (per lui la pena è sospesa), rispettivamente legale rappresentante e responsabile del servizio di prevenzione della Teorema Spa di Acquaviva delle Fonti. Assolti l’autista del mezzo che investì Caputo, Vitantonio De Lorentis, e Marco Donno, legale rappresentante della ditta appaltatrice Silt. Le due ditte, insieme a Unipolsai Assicurazioni, sono state individuate come responsabili civili. Il giudice – in attesa che venga avviata la causa civile - ha disposto anche delle provvisionali per figli, fratelli e moglie della vittima, assistiti dagli avvocati Nicola Lerario, Valeria Volpicella, Giuseppe De Luca, Francesco Pantaleo, Maria Agneta, Giuseppe Montebruno. L’incidente sul lavoro era avvenuto il 15 ottobre 2015, nell’azienda di Capurso in cui Caputo lavorava. Una macchina sollevatrice stava procedendo in retromarcia e il suo autista, probabilmente, non aveva visto che sulla sua traiettoria c’era il collega 43enne. L’operaio era stato trasportato d’urgenza all’ospedale Di Venere ma per lui non c’era stato nulla da fare.

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