Sentenza giudiziaria:
E’ interessante segnalare questo caso di assoluzione per detenzione di sostanze stupefacenti giunta a seguito di discussione avanti alla Corte di Appello di Milano. Lo scrivente proponeva atto di appello adducendo sostanzialmente a tre motivi. Con il primo motivo, quello poi fondante il giudizio di assoluzione in secondo grado, si sosteneva la riconducibilità dell’intera sostanza stupefacente rinvenuta al consumo personale nonostante il dato ponderale superasse di molto il quantitativo massimo detenibile. A supporto di tale finalità veniva evidenziato il luogo di detenzione della sostanza, la non suddivisione in dosi, l’esito negativo della perquisizione personale e del veicolo dell’imputato, l’assenza di denaro in contanti o di altri strumenti tipici dell’attività di spaccio. La Corte di Appello di Milano riteneva dunque fondato tale motivo, non ritenendo infatti che vi fossero “elementi di prova idonei ad assurgere ad indizi gravi precisi e concordanti idonei a fondare la prova logica disciplinata dall’art. 192, comma 2, cod. proc. pen. dell’elemento costitutivo del reato, ovvero della finalità di destinazione a terzi della sostanza stupefacente detenuta dall’imputato”, rilevando altresì che “La versione alternativa esposta dall’appellante (fosse) idonea ad insinuare un dubbio “ragionevole” in merito alla ricostruzione dei fatti, in quanto introduce(va) un’ipotesi non già meramente congetturale, bensì plausibile, logica e confortata sia dalle risultanze acquisite dagli acquirenti, sia dagli ulteriori elementi di fatto dedotti dalla Difesa.”.