Caso legale:
Due lievi condanne e sette assoluzioni. Si sgonfia la vicenda giudiziaria scaturita dal chiosco il bar “Il Molo”, di San Cataldo. I giudici in composizione collegiale (Presidente Pietro Baffa) hanno inflitto 1 anno e 6 mesi di reclusione per l’ex assessore Luca Pasqualini e per Rossana Capoccia, legale rappresentante della società e titolare del chiosco con pena sospesa. La condanna ha riguardato esclusivamente gli abusi edilizi, l’occupazione abusiva di demanio marittimo e una tentata truffa ai danni della Regione Puglia. “Prendiamo atto della sentenza – commenta l’avvocato Giuseppe Corleto, difensore di Pasqualini e Capoccia – che ridimensiona assai sensibilmente l’accusa. Assoluzione piena per i gravi reati di corruzione, abuso di ufficio e falso. Il pm oggi ha chiesto la assoluzione per il solo reato di corruzione e la condanna per tutti gli altri reati a complessivi 5 anni di reclusione. Residuano dunque la condanna per un reato edilizio, che chiariremo in appello essere insussistente e che comunque si prescrive tra 5 mesi, e per una tentata truffa in danno della Regione Puglia che riteniamo incomprensibile alla luce dei documenti presenti agli atti e che pure siamo certi si risolverà favorevolmente in secondo grado”.
Le assoluzioni hanno riguardato Vincenzo Gigli, 73 anni, Presidente protempore della Commissione Paesaggio del Comune di Lecce; Maria Antonietta Greco, 66 anni, di Lecce, in qualità di Dirigente Settore Urbanistico del Comune di Lecce; Giancarlo Pantaleo, 67 anni, di Monteroni, Responsabile dell’ufficio demanio marittimo del Comune di Lecce; Daniele Buscicchio, 65 anni, nella sua qualità di Responsabile dell’Ufficio Paesaggio che ha rilasciato l’Autorizzazione Paesaggistica del 18 gennaio 2017; Luigi Maniglio, 72anni, di Lecce, in veste di Dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Lecce; Alfredo Barone, 67 anni, di Lecce, titolare di fatto e gestore della società Idea Line srl; Caterina Delle Canne, 63 anni, di Lecce, legale rappresentante della società Ideal Line srl fino al 2 gennaio 2014; Gianfranco Cozza, 46 anni, di Surbo, tecnico progettista della società “L.F. srls” relativamente al progetto per il rilascio del permesso di costruire per l’installazione di un chiosco prefabbricato da adibire a punto ristoro e vendita, ha avanzato richiesta di messa alla prova.
L’ACCUSA DI DETURPAMENTO DI BELLEZZE NATURALI
Tale accusa veniva contestata a Luca Pasqualini, Rossana Capoccia, Gianfranco Cozza, Maria Antonietta Greco, Giancarlo Pantaleo, Vincenzo Gigli e Daniele Buscicchio. Sotto la lente d’ingrandimento erano finiti gli interventi edilizi, tra il 2014 e il 2017, compiuti sulla superficie del chiosco realizzato su una pedana ricadente su un’area demaniale, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e indicata con elevata criticità di erosione costiera. In più, in totale assenza del permesso di costruire, del nulla osta delle Autorità preposte al vincolo e dei titoli demaniali rilasciati del Capo del Compartimento.
ABUSO D’UFFICIO E FALSO IDEOLOGICO
Tali reati venivano mossi a Luigi Maniglio, Maria Antonietta Greco, Giancarlo Pantaleo, Daniele Buscicchio, Vincenzo Gigli, Rossana Capoccia, Luca Pasqualini, Alfredo Barone e Caterina Delle Canne. In particolare i pubblici ufficiali Maniglio, Greco, Pantaleo, Buscicchio e Gigli avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale ad Alfredo Barone e a Caterina Delle Donne nonché a Luca Pasqualini e a Rossana Capoccia. Con una sequenza di atti e provvedimenti amministrativi sarebbe stato dato il pass partout alla Idea Line di “monetizzare” la concessione demaniale ed i relativi titoli edilizi illegittimamente rilasciati e parte integrante della cessione di ramo di azienda in favore della L.F. srls di Rossana Capoccia. Con questo intrico sarebbe stata avviata una illecita operazione di “traslazione” di concessione demaniale con il fine, ipotizza la Procura, di aggirare il divieto di rilascio di nuove concessioni demaniali. Condizioni essenziali per la costruzione e la gestione del chiosco con la realizzazione di opere e strutture del tutto nuove realizzate in totale violazione degli strumenti urbanistici vigenti in zona e benché fosse stato rilasciato il preavviso di diniego con cui la Soprintendenza di Lecce aveva espresso il proprio niet alla realizzazione del progetto.
CORRUZIONE PER UN ATTO CONTRARIO AI PROPRI DOVERI
Di questa accusa rispondevano Pasquale Gigli e Luca Pasqualini (già coinvolto nelle inchieste sugli alloggi popolari e i pass). Dopo una serie di pressioni su due pubblici ufficiali (estranei all’inchiesta) per ottenere il rilascio di “sub-ingresso” del Registro delle Concessioni il 2 febbraio 2016 e l’adozione del parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione Paesaggistica del 18 gennaio 2017 Gigli avrebbe ottenuto da Pasqualini l’affidamento alla figlia dell’incarico di consulente fiscale e depositario della L.F. dal 4 dicembre del 2015 (data di costituzione della società). Grazie a tale incarico lo stesso Gigli avrebbe affiancato Pasqualini nella gestione delle vicende societarie e nelle operazioni di cessione del ramo di azienda da parte della Idea srl in favore della L.F. srl.
TENTATA TRUFFA AGGRAVATA
Era l’ultimo capo d’imputazione contenuto nelle 11 pagine dell’avviso di conclusione e veniva contestato a Luca Pasqualini e Rossana Capoccia. I due imputati avrebbero falsamente attestato nella domanda di accesso ad un finanziamento per il chiosco il requisito, essenziale ai fini della concessione, del mantenimento del possesso della struttura, per un periodo almeno quinquennale successivo all’investimento, presentata il 27 dicembre del 2017 tramite la Cofidi. Circostanza, secondo gli inquirenti, del tutto contraria al vero tenuto conto che i titoli autorizzativi del chiosco erano tutti provvisori. Pasqualini a Capoccia avrebbero allegato a supporto il permesso di costruire e la concessione demaniale suppletiva per indurre l’enete regionale a erogare il finaziamento di 85mila euro che l’istituto bancario non avrebbe accolto.
La struttura è stata rimossa nel novembre del 2022, una volta che si è definito il contenzioso in sede amministrativa con la pronuncia del Consiglio di Stato. Trenta giorni per il deposito delle motivazioni. Il collegio difensivo era completato dagli avvocati Francesco Galluccio Mezio, Angelo Valente, Michele Laforgia, Vittorio Vernaleone, Luigi e Roberto Rella, Antonio Quinto e Giulio Errico.
Fonte: Corriere Salentino - clicca quì