I reati informatici

Scritto da: Giulia Piazza - Pubblicato su IUSTLAB




Pubblicazione legale:

Poter pagare o acquistare con un semplice “click” ha indubbiamente  semplificato la vita di molti cittadini, soprattutto in questo ultimo anno di chiusura forzata, ma allo stesso tempo sono aumentate a dismisura le segnalazioni di chi incappa in spiacevoli episodi di “phishing”, o di “crimeware”.

Cosa vogliono dire questi paroloni di derivazione anglosassone? Purtroppo nulla di buono, anzi, esattamente il contrario.

Si tratta di reati informatici, posti in essere dai sempre più diffusi hacker,  che grazie alle loro abilità, riescono ad entrare in possesso delle credenziali degli utenti, con fini illeciti: dalla manomissione dei conti bancari, alla vendita dei dati personali sul mercato del web, con rilevanti guadagni.

Il phising è una frode che consiste nel tentativo di carpire informazioni personali degli utenti, tramite l’invio di messaggi contraffatti, ma in apparenza provenienti da soggetti affidabili, ad esempio la banca o la posta.

Questi messaggi, di solito spediti e-mail, sms e whatsapp, invitano a collegarsi al sito dell’istituto, tramite un link, che verifica e registra i dati riservati.

In realtà, il sito a cui sia accede è un sito “fake” o pirata, che copia esattamente quello ufficiale per appropriarsi dei dati, e utilizzarli per fini illegali.

Il crimeware, invece, è un furto dell’identità elettronica, legato alla contaminazione dei dispositivi mobili (smartphone, pc, tablet), mediante virus informatici che si installano da remoto, ovvero a distanza, e mediante i quali si possono reperire e copiare i dati personali.

Le vittime di questi crimini non sono solo i consumatori, ma spesso anche grosse compagnie, o istituti di credito. Un paio di mesi fa è capitato anche alle catene Coop ed Esselunga: i malintenzionati si sono spacciati per i due supermercati in modo da far pensare all’utente che la comunicazione riguardasse una specie di lotteria, con in palio dei buoni da spendere al supermercato.

Per partecipare, bisognava rispondere alle domande di un questionario, cui accedere attraverso un link inviato via whatsapp e finalizzato a carpire i dati riservati.

Per contrastare questo fenomeno in evoluzione, oltre ad una dotazione minima di protezione tramite antivirus periodicamente aggiornati, occorre innanzitutto cautela, seguendo delle semplici regole di buona pratica; ad esempio, modificare frequentemente le password di accesso ai dispositivi, verificare l’indirizzo e-mail del mittente e fare attenzione all’utilizzo di link e download.

Una volta che la truffa si è consumata sarebbe opportuno salvare una copia dei messaggi e files relativi al reato, che possono rivelarsi utili per individuare il colpevole e ottenere un risarcimento.

La polizia postale protegge e informa i cittadini su tutti i reati relativi a dispositivi o comunicazioni telematiche, a distanza e con mezzi elettronici, o realizzati attraverso di essi.

L’agente di polizia, prontamente contattato, saprà dare gli opportuni suggerimenti e comunicare la sede più vicina dove sporgere denuncia, nei casi previsti.

Molti pensano che i crimini online galleggino ancora in una sorta di vuoto legale, ma non è così.

I crimini informatici sono reati a tutti gli effetti che, seppur non specificamente disciplinati, vengono ricondotti ad altre fattispecie già presenti nel codice penale quali la truffa, l’accesso abusivo a un sistema informatico o telematico e la frode informatica.

Segnalare o denunciare il reato è molto importante, perché consente di stimolare l’attività di indagine e prevenire la diffusione delle truffe, oltre a tutelare la vittima da un possibile coinvolgimento in procedimenti penali, scaturiti dall’illecito impiego dei dati sottratti.

 

 

 



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Giulia Piazza

Avvocato civilista e penalista




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