Accordo transattivo cliente-debitore vs banca

Anno 2020




Caso legale: Un cliente, titolare di un laboratorio per il confezionamento di capi per famose griffe italiane, aveva maturato un debito nei riguardi di un primario Istituto di Credito di €. 198.000,00, per tutta una serie di operazioni bancarie succedutesi nel corso degli anni. A seguito del ricevimento di una lettera di diffida e messa in mora, con contestuale dichiarazione dei decanza dal beneficio del termine ed intimazione al rimborso, in unica soluzione, dell'importo dovuto, attivavo, nell'interesse del cliente, una prima trattativa con l'Istituto al fine di ottenere una rateizzazione del debito e consentire al cliente di tornare "in bonis" e consentirgli di riprendere la produzione. Iniziativa questa che andava a buon fine; invitavo, quindi, il cliente a pagare le prime rate, salvo poi dirgli di sospendere il pagamento avendo, nel frattempo, sollevato alla banca tutta una serie di contestazioni circa la usurarietà degli interessi applicati, corroborate da numerose decisioni della Cassazione nel frattempo intervenute sul tema. All'esito di tali fondate quanto circostanziate contestazioni e dopo una lunga trattativa che mi ha portato, spessissimo, a dovermi personalmente recare finanche presso la sede della direzione generale, la banca, pur di evitare il "minacciato" contenzioso, si determinava ad accettare un accordo transattivo che prevedeva una riduzione della posizione debitoria in capo al mio cliente, dagli originari €. 198.000,00 ad €. 78.000,00 con rimborso rateale mensile di tale importo (€. 78.000,00) in 5 anni e senza interessi.



Pubblicato da:


Gino Di Mascio

Avvocato




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