Accertamenti Bancari: Cass. Ordinanza

Scritto da: Alessandro Boschieri - Pubblicato su IUSTLAB




Pubblicazione legale:

Studio ADALEX ottiene un'importante vittoria in Cassazione: un punto a favore del contribuente nella giurisprudenza sugli accertamenti bancari

 

Roma, 14 febbraio 2025 – La Sezione Tributaria della Corte di Cassazione ha accolto integralmente il ricorso presentato dal contribuente, assistito dagli avvocati Alessia Clementi e Alessandro Manuel Boschieri dello Studio ADALEX, contro l’Agenzia delle Entrate. Con l’ordinanza n. 3782/2025 la Suprema Corte ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale del Veneto, segnando una tappa giurisprudenziale significativa in tema di accertamenti bancari e presunzioni legali in ambito tributario.

I FATTI: UN AVVISO DI ACCERTAMENTO BASATO SU INDAGINI BANCARIE

La vicenda trae origine da un accertamento fiscale relativo all’anno d’imposta 2008, con cui l’Agenzia delle Entrate aveva contestato al contribuente maggiori imposte Irpef, Irap e Iva, fondando il proprio operato su movimentazioni bancarie ritenute non giustificate. L’accertamento si basava sul combinato disposto degli artt. 32 del d.P.R. 600/1973 e 51 del d.P.R. 633/1972, che consentono all’amministrazione di presumere, in assenza di prova contraria, che prelievi e versamenti ingiustificati siano riconducibili a operazioni imponibili.

Le prime due fasi del giudizio, dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale di Padova e alla CTR del Veneto, si erano concluse con la conferma dell’accertamento. Le Commissioni avevano ritenuto che la documentazione prodotta dal contribuente non fosse idonea a superare la presunzione legale, escludendo anche la rilevanza del regime di contabilità semplificata adottato dall’interessato.

IL RICORSO IN CASSAZIONE: LE RAGIONI DI DIRITTO DELLO STUDIO ADALEX

Lo Studio ADALEX ha impugnato la sentenza di secondo grado sulla base di quattro motivi, tutti ritenuti fondati dalla Corte.

1. Motivazione apparente e violazione del principio del contraddittorio: la CTR non aveva esaminato in modo puntuale le prove offerte dal contribuente, limitandosi a un generico richiamo all’operato dell’Amministrazione finanziaria. La Suprema Corte ha sottolineato come il giudice di merito sia tenuto a esaminare nel dettaglio ogni singola movimentazione bancaria contestata, valutando l'efficacia delle giustificazioni fornite.

2. Violazione dell’art. 116 c.p.c.: la Cassazione ha censurato l’omessa valutazione delle prove documentali depositate, tra cui prospetti riconciliativi tra contabilità e movimenti bancari e documenti attestanti pagamenti frazionati (acconti e saldi di fatture), che la CTR aveva completamente ignorato.

3. Errata interpretazione della presunzione legale: la Corte ha ribadito il principio per cui la presunzione legale a carico del contribuente (art. 32 del d.P.R. 600/1973) può essere superata con una prova analitica, anche se indiretta, e che il giudice deve motivare in modo rigoroso l’eventuale rigetto delle prove difensive.

4. Riconoscimento dei costi anche in misura forfettaria: il punto forse più innovativo della sentenza. La Cassazione, richiamando la sentenza della Corte Costituzionale n. 10/2023, ha affermato che anche in sede di accertamento analitico-induttivo, il contribuente ha diritto a vedersi riconosciuta una percentuale forfettaria di costi in deduzione dai maggiori ricavi presunti, anche in mancanza di prova documentale specifica. Si tratta di una svolta giurisprudenziale che pone fine a un’interpretazione particolarmente rigida della normativa tributaria.

IMPLICAZIONI DELLA DECISIONE: TUTELA DEL CONTRIBUENTE E NUOVI ORIZZONTI INTERPRETATIVI

L’ordinanza n. 10028/2019 rappresenta un importante precedente nel contenzioso tributario:

- Sul piano processuale, rafforza il principio di doverosa motivazione del giudice tributario, in linea con i canoni del giusto processo. L’omesso esame delle prove è causa di nullità della sentenza.
- Sul piano sostanziale, introduce una visione più equa del rapporto tra fisco e contribuente, riconoscendo la possibilità di dedurre costi anche in modo forfettario, superando l’approccio formalistico che penalizzava gli operatori economici che avevano comunque tenuto una contabilità complessivamente attendibile.
- In termini giurisprudenziali, la decisione si inserisce in un filone innovativo che recepisce le aperture della Corte Costituzionale, e che potrebbe trovare ampia applicazione nei casi di accertamento fondati su indagini bancarie.

CONCLUSIONI: UN PRECEDENTE DESTINATO A LASCIARE IL SEGNO

La Corte di Cassazione ha dunque cassato la sentenza impugnata, rinviando la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado del Veneto, in diversa composizione, affinché riesamini la controversia alla luce dei principi affermati. Questa ordinanza è destinata a essere considerata un solido precedente per la difesa dei diritti dei contribuenti e un riferimento per le future interpretazioni in materia di accertamenti bancari, costi presunti e motivazione dei provvedimenti tributari.



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Avvocato Alessandro Boschieri a Padova
Alessandro Boschieri

Avvocato Tributarista